NON RESTARE INDIETRO - IL VIAGGIO – QUATTRO

Allora, la questione è più seria del previsto.
Dopo l’ora di educazione fisica Francesco non ha fatto in tempo a sprofondare nel banco con i muscoli ancora tesi dall’allenamento senza palla di ieri – quante ripetute, quanti gradini – che la prof Non-sapevo-il-tuo-nome sta passando tra i banchi con uno sguardo indecifrabile e sta distribuendo dei fogli.
“È una specie di test,” dice.
Francesco freme di rabbia, si sente davvero tradito come si era sentito tradito dai suoi per la faccenda del viaggio con un miliardo di sconosciuti. Non ammetterebbe mai che questa prof quasi gli stava piacendo, ed ecco, subito a doversi rendere ridicolo. La coda del suo occhio destro scorge Matteo che sogghigna guardando Alessandro.
Con il suo foglio tra le mani è diventato viola di imbarazzo, stretto nella sua postazione che a Francesco sembra che il banco possa da un momento all’altro volare come il tappo di una bottiglia di birra e sfracellarsi sul soffitto.
Vai a farti *******, pensa Francesco tra sé, questa la pagherai, prof.
Andrea gli dà un calcio sul lato del polpaccio come a dire “Togliti quella smorfia dal muso, che ti becca”. La classe, fino a un secondo prima silenziosa, si riempie di un brusio di parole masticate che Francesco non riesce a decifrare.
La prof arriva dove sono seduti loro e, accennando una specie di sorriso imbarazzato, molla i fogli sui banchi e prosegue il giro. Francesco prende in mano il suo A4, e si sente un imbecille.
C’è solo una parola, in mezzo al foglio.
Una parola, circondata dal nulla.

“Auschwitz.”

 

COLONNA SONORA
The Fray, How To Save a Life, in How To Save a Life, 2005

Ho ascoltato per la prima volta How To Save a Life tanti anni fa in un episodio di una serie tv. C'era questo medico che, dopo aver fatto di tutto per salvare un suo paziente, se lo vedeva morire tra le braccia. Ho le lacrime agli occhi a scriverne, ora, mentre la risento. “Where did I go wrong?” A volte nella vita non possiamo fare niente, ma niente proprio, e non ci è dato neanche sapere se siamo stati noi ad avere sbagliato. Ma altre volte sì.

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