Giorgio Bocca: Le spallate del cavaliere

05 Febbraio 2003
"Dicono che sono un dittatorello, ma io vado avanti per la mia strada", dichiara Silvio Berlusconi. È quanto si era previsto mesi fa quando per la prima volta si parlò di dittatura morbida, di regime cesarista e da più parti, anche della sinistra, ci si lamentò delle esagerazioni massimaliste, delle esagerazioni che puntualmente si stanno avverando e, a volte, vengono addirittura superate.
Rifacendosi a storie recenti si disse che l´offensiva antidemocratica avrebbe mirato, come anni fa, come sempre a tre obiettivi principali: il Parlamento, l´informazione, la magistratura: la conquista elettorale, legale e numerica del Parlamento si è trasformata in un attacco alla Costituzione, le riforme in controriforme. Il tutto secondo il metodo adottato da tutti i "cesarismi in fieri" di non dar tregua agli avversari, di "lavorarli al corpo" come si dice in gergo pugilistico per fare capire a loro e al Paese che ogni resistenza è inutile, che il margine di potere acquistato con le libere elezioni giustifica ogni sopruso, ogni violazione della legge fondativa della Repubblica.
Si era facili profeti quando chi conosceva il signor B, e il suo Dna cesarista, prevedeva la sua inarrestabile corsa al potere, la sua congenita predisposizione al regime. E nuovamente si disse che trattavasi di esagerazioni, di massimalismi suicidi. Ora sembra difficile per non dire impossibile negare che il controllo numerico del Parlamento è stato usato per ogni controriforma e che l´attacco alla magistratura è arrivato, picconata dopo picconata, diffamazione dopo diffamazione al punto di non ritorno, all´affermazione che la magistratura, in essa compreso anche il suo più alto grado, è un partito politico che complotta ai danni del nuovo padrone. Si sapeva dalla storia recente delle dittature nere o rosse che i regimi forti non nascono da un giorno all´altro ma a spallate successive, a provocazioni continue fino a quando un avversario "lavorato al corpo", svuotato di energie e di speranze, abbandonato dagli intimoriti e dagli opportunisti, non porge la testa per essere decapitato o incappucciato.
Non è accaduto esattamente questo con la giustizia? Prima c´è stato l´attacco all´avanguardia di Mani pulite, il tentativo di dividerla con la corruzione, con l´offerta di ministeri a Di Pietro e a Davigo, poi la lunga metodica offensiva degli ottanta principi del foro che, per ammissione del signor B, gli sono costati molti miliardi e adesso l´offensiva finale contro la sua autonomia, la richiesta ultimativa della divisione delle carriere, la minaccia aperta di processare i magistrati non grati, e per finire la proposta dell´avvocato Pecorella della nomina governativa dei procuratori. Il metodo della conquista autoritaria contempla anche la impudenza, la strafottenza, bisogna dimostrare alla pubblica opinione e agli avversari che il nuovo potere non ha paura né del ridicolo né dell´arrogante.
Il capo del governo "che va avanti per la sua strada" dichiara senza un minimo rossore che la Rai appena incorporata nel regime gli è ostile "sempre nelle mani dei comunisti". Lo dice mentre da Arcore le fa pervenire una cassetta dove ha registrato un suo proclama da trasmettere a reti riunite, il proclama sovversivo in cui si accusa la Cassazione di faziosità e si annuncia la nuova costituzione autoritaria. Si lamenta di un ente pubblico a cui ha imposto di licenziare i giornalisti poco graditi, di rifiutare ogni loro recupero professionale, di screditarli con proposte umilianti, che ha ridotto all´obbedienza umiliante di sponsorizzare cortigiani e adulatori e di seppellire sotto un assoluto silenzio i critici.
Ma il potere sull´informazione non si limita a queste violenze caporalesche, il dominio nel duopolio Mediaset-Rai si riflette nei contenuti, nella riduzione ad unum dei programmi tutti involgariti e spoliticizzati nei modi sperimentati dal Ministero della Cultura popolare del ventennio, gli appalti e i contratti ai servi o agli innocui.
In questa desolazione, in questa generale calata di brache ci conforta il fatto che uno dei leader del riformismo responsabile e prudente come l´on. Fassino sia stato costretto a dichiarare pubblicamente che il "lavoro al corpo" compiuto dal signor B e dalla sua maggioranza equivale a una "guerra civile strisciante che ferisce il paese ogni volta che si toccano temi delicati e nervi scoperti". Il metodo della conquista autoritaria del potere è sempre lo stesso: prima l´anarchia violenta e poi il ristabilimento dell´ordine, prima gli squadrismi, le notti dei lunghi coltelli e poi l´ordine sovrano delle magistrature e delle polizie agli ordini del padrone. Un metodo infallibile che mette d´accordo gli interessi autoritari personali e di gruppo a rendere legale la illegalità, che assolda ottanta avvocati esperti in leggi per annullare le leggi e rendere legale il delitto come è accaduto per il falso in bilancio, per le frodi fiscali, per le rogatorie internazionali, per i condoni degli abusi edilizi.
Anche questa parte del metodo funziona: convince i cittadini a star dalla parte dei ladri, dei furbi, dei voltagabbana, gli spiega che la vera libertà è quella di mentire, di diffamare, di dire e disdire, di obbedire ai potenti.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …