Erri De Luca: La guerra in città è più sporca

11 Aprile 2003
. Il governo iracheno sopportava male Al Jazeera, gli alleati ora non sopportano più dentro Baghdad una stampa non «embedded», che non sta nello stesso letto-bed delle truppe, ma alloggia e dorme in letti indipendenti. Perciò sono stati invitati dal comando alleato a lasciare la città e perciò non si sono mossi. Sono giornalisti e non truppa di complemento. La brava e sconvolta Gabriella Simoni non riusciva a credere, nella prima corrispondenza subito dopo l’attacco al Palestine, che era stato un atto alleato e deliberato. Non era una bomba d’aereo finita fuori destinazione, era un colpo dal basso verso l’alto, intenzionale e ben attinto. Dal comando non sono arrivate scuse ma uno sprezzante «glielavevamodetto». È guerra di città, per vincere bisogna andare ruvidi sulle resistenze e i civili rientrano nelle macerie collaterali. Hanno deciso di sbrigarsi e quel nido di occhi e telecamere puntate è un testimone imbarazzante. Perché la guerra in città è più sporca che altrove. Su scala ridotta l’ho frequentata a Mostar, tra eserciti dispari di forze e però locali. Nessun posto è un riparo. È la lotteria della salvezza. I combattenti sono costretti a scontri ravvicinati, saltano schemi, protezioni, nervi. È caccia più che guerra e la selvaggina è tutta umana. Non valgono distinzioni, regole, il pericolo opprime e schiaccia tutti, armati e no. È dannazione pura. E in questo pentolone maledetto nessun soldato vuole essere osservato, e da un cronista per giunta. A Baghdad c’è il meglio delle truppe irachene e operano sul terreno a loro più favorevole. Questo è il quadro, e il colpo di cannone sull’Hotel Palestine non è un incidente. I giornalisti del mondo hanno ricevuto la più sanguinosa intimazione di sfratto e non dal dittatore, ma dall’esercito delle democrazie, esportatrici di democrazie e altri prodotti di marca come la libertà di stampa. A Baghdad è stata sospesa così, non con un atto amministrativo, ma con una cannonata. È noto che agli ultimi piani lavorano le squadre di ripresa: hanno alzato il tiro non per avvertire ma per colpire. Da oggi restare a Baghdad è trincea d’onore per il giornalismo, per chi ha scelto nella sua vita di raccontare i fatti, non i bollettini. Chiediamo che possano continuare a farlo. Ci stanno a cuore, ci sono cari, sono indispensabili.

Erri De Luca

Erri De Luca è nato a Napoli nel 1950. Ha pubblicato con Feltrinelli: Non ora, non qui (1989), Una nuvola come tappeto (1991), Aceto, arcobaleno (1992), In alto a sinistra (1994), Alzaia (1997, …