Giorgio Bocca: La fame e la decenza

18 Giugno 2003
Una carretta del mare è affondata nel Canale di Sicilia con settanta persone. Non è stata cannoneggiata e neppure abbordata come vorrebbero il senatore Bossi e la sua Vandea padana, è affondata perché non era in grado di tenere il mare, uno spostamento del carico o un'onda alta l'hanno spedita agli inferi con il suo carico di vite umane. Non ci sono soltanto i kamikaze di Allah in questo mondo infame, ci sono anche questi che rischiano la morte per sfuggire alla miseria e alla fame.
Questo è il dato di fatto a cui si possono opporre le difese di chi vede minacciato il suo benessere, ma non le speculazioni politiche o la ricerca ricattatoria di rimpasti governativi. Ma chiedere a Bossi di essere una persona civile è fatica sprecata, quasi come chiedere al ministro della Giustizia Castelli di essere homo sapiens dal portamento eretto e non uno che si rifà ai seicentomila morti della Prima guerra mondiale per incitare le nostre forze armate e resistere a questa "invasione disarmata ma non certo meno pericolosa". Ma sì, qualche cannoneggiamento e un po' di abbordaggi.
La ragione per cui i poveri muovono verso le nostre spiagge a rischio della vita me la diede un giorno a Torino in poche parole un muratore marocchino. Stavamo vicino a una fontanella del cantiere e lui disse: "Al mio paese per trovare un po' d'acqua devo fare un'ora di strada e poi un'altra ora in coda al pozzo, ed è acqua cattiva". C'era altro da aggiungere? La ragione per cui si imbarcano su carrette che affondano da sole senza cannoneggiamenti e abbordaggi è che ogni giorno al mondo muoiono di fame migliaia di persone e che ottocento milioni di esseri umani la fame la soffrono.
Non ci sono solo i martiri di Allah in questo mondo, non ci sono solo i kamikaze del terrorismo e del fanatismo, c'è anche la madre della bimba somala ricoverata ora in gravi condizioni all'ospedale di Palermo, che si era portata dietro nella disperata avventura.
Il ministro Castelli ci consentirà di spostare la nostra attenzione dalla devolution nel Varesotto alla sopravvivenza dell'umanità. Gli immigrati che affogano nel Canale di Sicilia non sono un perverso capriccio della storia, fanno parte di quella concezione del potere che è di tutti i potentati del mondo, puntare sulla forza militare, disattendere ogni diritto internazionale, non curarsi dei veri problemi, lo sappiamo, è faccenda di lungo termine e di grandissime difficoltà, ma il fatto terribile è che i signori della terra non ci pensano proprio.
Ai congressi della Fao, l'organizzazione contro la fame nel mondo non ci vanno, le norme fissate dall'Onu per limitare l'effetto serra o salvare le foreste si rifiutano di osservarle, le corti di giustizia internazionale le rifiutano e a ragion veduta, molti dei loro dirigenti dovrebbero rispondere di crimini contro l'umanità. La guerra ai problemi del mondo è meno importante agli occhi dei potentati che la corsa al petrolio.
Ma la marcia all'autodistruzione è sotto gli occhi di tutti. Il nuovo ordine affidato alla forza delle armi invece di risolvere i conflitti del Medio Oriente, ha coinvolto tutto e tutti in un terrorismo in cui è impossibile distinguere gli Stati dalle religioni, gli affari dalle propagande. Non si chiede ai politici italiani di salvare il mondo, si chiede di salvare almeno la decenza, di non usare le tragedie del mondo per piccole ambizioni o convenienze, si chiede se possibile a chi ha compiti di governo, di non presentarsi all'Europa con linguaggio e ragionamenti da osteria.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …