Giorgio Bocca: Il silenzio della lingua sui tempi moderni

02 Luglio 2003
Il corpo di spedizione in Afghanistan degli alpini della Taurinense è rientrato in patria quasi di nascosto, una notizia breve, nessun bilancio ufficiale della spedizione. Siamo al "silenzio della lingua" descritto dal professor Ulrich Beck nel suo saggio «Il mondo a rischio». Una lingua che non si adatta più a una modernità che ha rotto con la cultura del Ventesimo secolo, incapace di definire eventi e concetti allora chiarissimi a tutti, come guerra, terrorismo, amico, nemico, patria, pace, occidente, Europa, democrazia.
Si tace sugli alpini tornati dall´Afghanistan perché non si sa come descrivere la loro esperienza. Sono andati per una missione di pace o di guerra? Una guerra non dichiarata a un nemico imprecisato, forse i Taliban superstiti, forse i signori tribali, forse i venditori della droga ricavata dalle coltivazioni di papaveri. Il pensiero più angosciante su questi giovani mandati a combattere i mulini a vento era proprio questo rischio indefinibile, questo non capire. Erano stati scaraventati in una landa straniera, arida, remota per difendere l´Occidente? Per simulare una nostra presenza in una politica estera immaginaria? Per una strategia militare mondiale che non ci riguarda o per degli oleodotti ancora da costruire? Per una marcia sulla Cina, unico nemico immaginabile rimasto?
Il silenzio della lingua vale per l´intera guerra americana e i suoi molteplici interventi. Ora la superpotenza si occupa di mediare nel conflitto fra Israele e i palestinesi senza sapere esattamente di che si tratta: una sanguinosa lite di vicinato o una guerra per la sopravvivenza? L´inviata di Bush, Condoleezza Rice sembra propendere per la guerra di vicinato, si oppone al muro che Israele sta erigendo per difendersi dalle incursioni dei kamikaze, ma il progetto dell´Israele dei coloni, di cui nessuno parla sembra ben altro, è la riconquista del regno di Salomone. Scrive una colona a una amica italiana: «La tregua? Figuriamoci se ci credo. A noi interessano gli insediamenti, gli avamposti creati per popolare la terra che ci appartiene».
Fiumi di parole su Sharon e Arafat ma il silenzio della lingua su uno dei grandi rischi del mondo, la ripetizione di un olocausto.
Che cosa è l´Europa? Come definirla con la lingua che ci arriva dal Ventesimo secolo. Il nucleo forte delle nazioni fondatrici o il grande pasticcio dei venticinque paesi che dovrebbero unirsi non si sa bene perché, forse per l´angoscia del rischio che è dominante, per il terrore del nemico che sta alle porte. Sicché il nostro Berlusconi che teme i complotti vorrebbe nell´Europa anche la Russia di Putin, una grande armata in attesa della invasione dei Tartari.
Come definire la patria attaccata dall´interno o dall´esterno? La rifiutano i secessionisti della Lega, la ignorano i globalisti dell´economia. Come definire uno Stato che non batte più moneta e che non ha più frontiere fiscali, come finanziare una politica sociale se la grande ricchezza sfugge a ogni controllo?
Il silenzio della lingua che ci è arrivata dal secolo scorso è sceso anche sulla scienza e sul progresso, in cui credevamo ciecamente, come fatti positivi e progressivi. Non è più così, dobbiamo prendere atto che la genetica si presta a manipolazioni distruttive, che l´informatica moltiplica i truffatori e i demagoghi, che la fisica produce armi di distruzione totale.
Non è mai stato facile definire il sistema politico chiamato democrazia ma ci si poteva provare. Al nostro Vittorio Alfieri risultava assolutamente chiaro che un paese in cui «chi è preposto alla esecuzione delle leggi può farle, distruggerle, interpretarle, impedirle o anche soltanto deluderle con sicurezza di impunità è una tirannide e ogni popolo che la sopporta è schiavo». Ma oggi questa stessa situazione può essere considerata democrazia e il suo padrone incaricato di reggere per un semestre l´Europa. Nel silenzio della lingua non si riesce più a capire se nella regione chiamata Sicilia i primari di medicina si occupano di salute o di mafia, se il presidente della Regione si configura in un concorso esterno o interno alla onorata società. Le vecchie indennità professionali e morali si sono come dissolte nell´aria, oggi un noto banchiere può procurare dei crediti a un cliente ladro con una falsa relazione e far sostenere dai suoi avvocati che trattasi semplicemente di uno studio e che gli studi sfuggono al Codice penale. Trionfano o credono di poter trionfare in questi frangenti i più abili azzeccagarbugli, ma il rischio li segue come un´ombra, prima o poi anche loro possono cadere in un tranello, essere sostituiti da colleghi più spregiudicati.
Le sole cose che uniscono il mondo e gli uomini sono i grandi pericoli, annuncio di apocalissi: le crisi finanziarie mondiali, il terrorismo internazionale, il disastro ecologico che ai nostri tempi si riassumevano nella temuta invasione dei marziani. Unica difesa in questa estate afosa, lo schieramento di sesso primordiale, di donne nude, di tette e culi al vento che ci protegge dal nemico. Che poi a guardar bene saremmo noi con le nostre spropositate e azzardate ambizioni.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …