Michele Serra: Talento e goliardia di un ragazzo italiano

14 Ottobre 2003
Il ragazzo Valentino dice che si sente vecchio, perché lo spasso di correre in moto è diventato lavoro. Niente facili sarcasmi, per favore, sui tot miliardi all´anno che gli vanno in tasca: probabile che perfino lui, socialmente sensibile quanto può esserlo uno spensierato picaro di provincia, sappia benissimo che in acciaieria si suda di più e si guadagna niente. E´ interessante, invece, la piccola saudade che gli è presa, alla veneranda età di ventiquattro anni, per il paese abbandonato della sua infanzia iridata, quando vincere era appena un prolungamento dei sogni di strada, ancora dentro i confini del gioco. Il fascino di Rossi - e lui lo sa - sta proprio nella confusione (così italiana...) tra gioco e serietà, in perenne bilico tra il cialtronesco e il sublime. E poiché a lui è toccato il sublime (cinque titoli mondiali in età ancora quasi da brufoli), come può non temere di spezzare l´incanto che l´ha portato fin qui?
Se la Ferrari è l´icona ormai pluriconsacrata di un primato tecnologico italiano antico, laborioso e di altissimo profilo industriale, Rossi è invece l´espressione palpabile di quel talento naturale, di quella facilità del fare, destrezza del vivere che sono, crepi il luogo comune, prerogative altrettanto nazionali. Anche quel po´ di pesantemente goliardico che si porta addosso - le liti da osteria con Biaggi, l´avanspettacolo fuoripista - è la difesa a volte goffa di un mondo e di un modo, quelli paesani, estrosi, amatoriali, pre-professionali, che fanno capo a un´italianità importante, istintiva e scapigliata, una volta di casa nel motorismo e specie nelle due ruote, oggi un po´ spiazzata dall´amplomb del management, dalle responsabilità di marchio, dagli esorbitanti interessi pubblicitari e industriali che corrono sui circuiti.
Ieri, per radio, Luca di Montezemolo, a una domanda di un ascoltatore che si chiedeva come sarebbe Rossi su una Rossa, non ha glissato, non ha scherzato, e anzi ha fatto intendere che l´ipotesi é molto intrigante. Effettivamente, il volano sportivo e di immagine che una simile accoppiata provocherebbe è fantastico. Sarebbe come ricongiungere le due metà dell´eccellenza nazionale, quella del primato industriale nei prodotti d´alto profilo (per quelli di grande serie le cose vanno assai meno bene, vedi Fiat) e quella del talento esuberante e "naturale", del nato con la camicia, del figliolo lazzarone che si rivela un genio nel suo ramo.
I pochi chilometri che separano Maranello da Tavullia sono moltissimi se si comparano l´Emilia hi-tech, che è in affari con Torino e Milano e lavora alle foci dell´Autobrennero, e la Riviera rusticana e spaccona, ombelicale e dialettale... Colmarli non è cosa da niente, tanto è vero che in Ferrari si è celebrata la stagione più trionfale con un pilota tedesco, un direttore sportivo francese e un direttore tecnico inglese. Ma un arcitaliano come Valentino Rossi al volante di una Ferrari sarebbe una specie di ricongiunzione virtuosa tra la qualità industriale del paese e la sua misteriosa qualità umana, così indisponente quando esce di strada, così ineguagliabile quando indovina la curva.

Michele Serra

Michele Serra Errante è nato a Roma nel 1954 ed è cresciuto a Milano. Ha cominciato a scrivere a vent’anni e non ha mai fatto altro per guadagnarsi da vivere. …