Giorgio Bocca: La guerra al terrorismo e il fantasma di Monaco

31 Marzo 2004
La guerra al terrorismo e le analisi erronee, l' ignoranza del nemico, le crociate farneticanti e i miles gloriosi; le penose rodomontate, in cui siamo immersi, con rassegnazione e pena quotidiane. L' analisi più erronea è quella del richiamo a Monaco cioè al cedimento della democrazia di fronte alla minaccia nazista. Richiamo impossibile e fuorviante. Il nazismo era uno Stato aggressore, definito territorialmente, con una sua monolitica ideologia, con i progetti dichiarati e concreti, con un esercito visibile, misurabile. Il terrorismo islamico è una costellazione dei diversi, per nulla monolitico, contrastato dal moderatismo arabo, non definibile territorialmente, con un esercito invisibile, indefinibile che muore e rinasce dalle sue ceneri. La conoscenza del nazismo era possibile, il suo stesso capo Hitler lo aveva raccontato per iscritto in Mein Kampf. L' islamismo terrorista oscilla fra i progetti ferocemente concreti degli attentati e quelli vaghi o impossibili dell' anticrociata, della riconquista araba. Il primo e perdurante errore dell' America di Bush e dei suoi alleati è stato proprio quello di non aver dimenticato Monaco; di avere creduto necessaria una reazione alla minaccia islamica con le occupazioni armate di territori arabi come se fosse possibile identificarli con il terrorismo. Ma l' Iraq di Saddam era esattamente il contrario, era una dittatura feroce ma laica, nemica di Osama Bin Laden come di altre organizzazioni integraliste. Un errore conseguente a quello delle guerre preventive di occupazione è stato quello delle crociate ideologiche o religiose alla Fallaci o alla Baget Bozzo il cui pessimo risultato è stato di rendere impossibile o difficilissima la convivenza in un futuro prossimo e di ricompattare il mondo arabo, di dimostrare che la separazione e la inimicizia sono inevitabili. L' orrenda strage di Madrid ha ridato voce e furore al partito della guerra il quale non solo cancella e rifiuta le sue responsabilità, gli errori e le colpe delle occupazioni e delle repressioni ma rovescia il piatto, accusa i pacifisti, rilancia la retorica patriottarda, promette una guerra più grande e più dura e ricorre alla menzogna più sistematica per sopravvivere. Da noi il capo del governo spara menzogne assurde a raffica: la popolazione irachena è dalla nostra parte, la democrazia irachena è in marcia, la nuova Costituzione è una svolta decisiva, la ricostruzione procede spedita mentre la realtà sotto gli occhi di tutti è l' opposto: una guerriglia continua, lo stillicidio dei morti e dei feriti, un territorio incontrollabile, stragi fra comunità religiose un futuro senza prospettive. Chi mai, sano di mente può credere che la teoria americana della guerra continua, già fallita nel Vietnam, in Afghanistan, in Somalia, dovunque, sia percorribile? Che dall' occupazione dell' Iraq si passi a quelle dell' Iran del Pakistan, della Corea del Nord tacendo su quella della Cina perché anche i superfalchi su quella per ora si fermano? Ci sono cose più urgenti e possibili da fare nella difesa dal terrorismo. La prima è di uscire in qualsiasi modo dalla guerra sbagliata, dalla guerra insensata. Anche nella guerra del Vietnam i suoi responsabili sostennero le tesi dell' effetto domino e del vuoto di potere: l' intera Asia, il mondo intero avrebbe assistito alla palingenesi totalitaria, al trionfo del comunismo liberticida. Ma non è accaduto nulla del genere, quel che c' era di solido nell' universo democratico ha tenuto, si è assistito anzi al contrario, al prepotente ritorno al capitalismo della Cina e dello stesso Vietnam. La seconda cosa da fare è di uscire dall' ignoranza millenaria e perdurante sull' Islam. La falsa propaganda non paga neppure nel mercato delle vacche elettorali. Non paga neppure la testardaggine che taluni chiamano coerenza, la testardaggine di un Berlusconi che per difendere il suo amico Aznar continua a dire che la strage di Madrid è stata fatta dall' Eta. La verità non ci esenta dal bagno di lacrime e di sangue che è la nostra storia, ma almeno ci evita quel sovrappeso che la menzogna comporta, la caccia alle streghe e agli untori che già dilaga nell' informazione. I pacifisti accusati di tradimento della patria, di disfattismo, di cinismo, gli incitamenti a isolarli, a denigrarli, l' appello ai vecchi istinti aggressivi; la televisione occupata e in genere i mass media sfornano finti dibattiti in cui i padroni della scena, sempre in schiacciante maggioranza, invece che ragionare scomunicano, zittiscono, non si fa a tempo ad aprir bocca che già i cortigiani di regime gridano: Bugie! Bugie! Impressionante il ministro della Pubblica istruzione signora Moratti che si chiude nel suo genovesismo fazioso e presuntuoso, ritratto dell' intolleranza. E poi la corsa reazionaria al rovesciamento di tutti i valori; la volgarità che domina la buona educazione, il denaro che sommerge tutte le altre ragion di vita. Il trionfo dei bestseller indecenti, del mondo che cammina con la testa in giù e i piedi in alto che ogni giorno ci fa chiedere se non sia avvenuta una mutazione totale, una scomparsa della forza di gravità, l' avvento di un' era in cui gli uomini, come si vede nelle cabine spaziali, invece che camminare galleggiano, mentre oggetti e strumenti gli svolazzano attorno.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …