Giorgio Bocca: A Kabul e Baghdad è naufragato l´Impero

22 Aprile 2004
Al Pentagono hanno studiato una nuova strategia per la guerra continua e preventiva: le unità da combattimento saranno autonome, provviste di tutti i servizi e di tutte le armi e potranno entrare in azione in ogni parte del mondo in tempi rapidissimi: cinque giorni una brigata, sette una divisione, 11 un corpo d´armata. Hanno anche studiato come dimezzare i pesi degli automezzi e di alcune armi per potersi muovere più speditamente.
Resta il piccolo guaio che quando si è occupato il territorio nemico (ma nemico perché?) non si sa che farne e come tenerlo.
Nel Medio Oriente si stanno sperimentando due forme di occupazione: quella a presidio pesante e quella a bassa intensità. Funzionano male sia l´una che l´altra. La prima tiene nell´Iraq 150 mila soldati con continui rinforzi; la seconda 5 mila in Afghanistan ma, ammette il generale Vines del presidio afgano, "la sicurezza è ancora lontana e non sarà facile ottenerla".
Nell´Iraq, osserva Giandomenico Picco, esperto delle Nazioni unite, "le forze militari degli occupanti e della guerriglia islamica sono incomparabili, ma sono in grado di farsi del male a vicenda". E lo si vede con gli attentati giornalieri ai soldati americani: ne sono morti più in questo caotico dopoguerra che durante la conquista. In Afghanistan il presidio è concentrato a Kabul, ma ciò non ha impedito l´attacco dei kamikaze talebani del 7 giugno con quattro soldati tedeschi morti e 24 feriti.
Mancanza di sicurezza, tensioni crescenti con le popolazioni, un conflitto basso nel giorno per giorno, ma logorante nel lungo periodo, un fallimento dichiarato nella formazione di quella libertà e democrazia nel cui nome si era fatta la guerra.
Il primo governatore americano dell´Iraq, un generale vicino al Pentagono, è già stato sostituito da un uomo di Bush, Brenner, che ha fatto piazza pulita di ciò che restava dell´amministrazione irachena: via le forze armate, la polizia, i dirigenti delle ferrovie, dell´estrazione petrolifera, delle scuole, insomma tutte le strutture su cui democrazia e libertà avrebbero dovuto crescere.
Perché il presidio è incerto e il consenso degli occupanti minimo? Per le ragioni che la superbia imperiale non ha voluto considerare: i due paesi sono di grandi dimensioni, migliaia di chilometri fra un lato e l´altro: la strapotenza militare funzionava quando c´era da avanzare sulle grandi strade e da bombardare dall´alto le difese nemiche, ma ora il controllo delle strade e del cielo non basta, ora si sono ricreate immense zone rifugio dove la guerriglia può organizzarsi. Qualcosa di simile, di lontanamente simile, avvenne durante la Seconda guerra mondiale solo in Jugoslavia, e non a caso la resistenza di Tito fu la più forte e aggressiva. Non c´è stato il miracolo di un consenso iracheno, non c´è stata una adesione degli occupati ai valori e alle istituzioni degli occupanti.
È caduta la grande finzione imperiale di fare la pace facendo la guerra, e fa una magra figura la nostra furbizia latina di chiamare pace la guerra. Il generale Giorgio Battisti che comanda la brigata alpina Taurinense parla di "gesti intimidatori" della guerriglia afgana per non dire che ciò che è accaduto a Kabul ai soldati tedeschi potrebbe accadere ai nostri a Ghost, parla vagamente di "misure di protezione dirette a impedire che elementi ostili vengano in nostro contatto" quando partecipiamo a rastrellamenti come il recente ´Furia del drago´ che fanno parte della guerra terroristica. E ora vogliamo intrometterci, senza averne forza e mezzi, anche nel ginepraio fra Israele e palestinesi.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …