Giorgio Bocca: Gli estremisti del profitto

03 Maggio 2004
Il capitalismo globale mette in crisi la democrazia perché la divide in caste. In alto quella sacerdotale che conosce e controlla la rivoluzione tecnologica, sotto i complici e più sotto gli emarginati, i poveri. Ma tutti fingono di non accorgersene, neppure quando un governo abolisce, come il nostro, il reato di falso in bilancio e il suo premier dice che il conflitto di interessi è una "leggenda metropolitana".
Oportet ut scandala eveniant, si diceva. Ma gli scandali contemporanei servono soltanto a dimostrare che la classe alta tecnologica e finanziaria ha abolito controlli e controllori, ha ristabilito i misteri sacerdotali. Da decine di giorni i media dedicano spazi enormi allo scandalo Parmalat ma nessuno dei sudditi è ancora riuscito a capire cosa è accaduto, perché è accaduto. Perché i proprietari e la direzione di una grande azienda florida e salda sono naufragati in un mare di debiti? Chi sono i responsabili del disastro, in quali tasche sono finite le migliaia di milioni? Si dà solo una risposta generica: l'avidità di denaro senza limiti, senza controlli.
Dagli scandali precedenti abbiamo appreso che la classe alta, dei supermanager e dei loro accoliti, ha sottoposto a questa avidità ogni etica, al punto, demenziale, di fare il danno della propria azienda per far personalmente soldi. Gran parte delle fusioni societarie sono fallite perché non venivano fatte per il bene delle società ma dei manager che le combinavano e ne ricavavano gigantesche stock option. E invece di considerarlo un furto a danno degli azionisti veniva considerato un merito sicché i più famosi fra essi sono stati cooptati in altre società pericolanti come salvatori.
Ora il ministro dell'Economia Tremonti accusa il governatore della Banca d'Italia di non avere esercitato il dovuto controllo, lui che è uno dei più noti avvocati finanziari e un teorico di come evitare i controlli. Ma è tutta la classe alta, manageriale e globale che è uscita dall'etica capitalistica dell'autonomia dei poteri e della legge eguale per tutti (con tutti i condizionamenti che subiva, si intende) per approdare alla anarchia totale del profitto.
Sono davvero impudenti le esortazioni che risuonano in tutti i media di rivelare gli scandali e di punirli quando è evidente che i controllori appartengono alla stessa famiglia dei controllati e che i più famosi curatori fallimentari come l'attuale di Parmalat hanno il compito di chiudere lo scandalo trasferendo le perdite dal privato al pubblico. In questo il nostro presidente del Consiglio è sempre in prima fila a offrire l'intervento dello Stato, per il bene dell'azienda Italia, si intende.
Di fronte a questo potere che dispone del denaro e della giustizia, che fa le leggi che servono alla sua impunità, il cittadino comune, il suddito, sembra impotente e spesso connivente. Sono milioni i cittadini italiani che hanno pagato le speculazioni delle nostre grandi banche. Nel mercato americano o asiatico, milioni che hanno visto decurtate le loro obbligazioni ma nessuno ha protestato, per la ragione che sapevano di essere complici, di aver sperato anche loro in guadagni facili e crescenti.
Il potere della classe alta manageriale e tecnologica non ha confini e resistenze? È possibile che reggano delle società in cui i poveri e gli ignoranti si contano a decine di milioni? La talpa della rivoluzione impiega decenni a scavare i suoi cunicoli ma il ritorno degli scioperi selvaggi è un avvertimento da non trascurare.
La politica onirica della classe alta, la sua capacità di trasformare in sogni e in rassegnazione dei sudditi i suoi privilegi, di far passare per impegno sociale moderno la vecchissima beneficenza hanno un limite nei conti famigliari, nel come si fa a vivere con cinquecento o seicento euro al mese. I tramvieri che bloccano il traffico e dicono brutalmente "vogliamo più soldi, i nostri soldi", avvisano che l'iniquità sociale pagherà ancora duri prezzi.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …