Giorgio Bocca: Il mattatoio Iraq dove l'Onu non andrà

21 Giugno 2004
La svolta in Iraq è servita. Kofi Annan declina il ruolo di salvatore dell'Occidente e dell'America. L'Onu non torna in Iraq, il paese è incontrollabile, il governo imposto dagli Usa non ha il minimo controllo del paese, i suoi ministri stanno trincerati nella zona verde di Bagdad, la zona blindata del comando americano, se fanno tanto di uscirne vengono fatti saltare con la dinamite, i "quattro terroristi" di cui parla il nostro capo del governo stanno paralizzando l'industria petrolifera, interrompendo gli oleodotti, sabotando le raffinerie. Hanno all'evidenza una direzione politica ed economica. C'è da stupirsene? Semmai c'è da stupirsi del contrario, della facilità con cui la nostra destra ma anche parte della sinistra si siano convinte, in pochi giorni, che la svolta stava fra le cose possibili, che anzi era già avvenuta come da noi ha detto anche il dottor sottile Giuliano Amato. Ma non era per niente avvenuta nonostante le affermazioni gaudiose dei nostri grilli parlanti e se di una svolta si può parlare è semmai quella avvenuta negli Stati Uniti dove le commissioni parlamentari di una democrazia che non è ancora morta stanno confessando, documentando che questa è stata una guerra sbagliata, una guerra fatta da un gruppo di potere che ha usato la paura del terrorismo in una gigantesca occupazione a cui abbiamo partecipato in modo marginale ma vergognoso, con le aziende americane che si dividono i guadagni enormi sia nelle forniture militari sia nella ricostruzione. Ancora oggi la giustizia italiana e la nostra intelligence militare sono impotenti a indagare su un episodio, quello dei sequestrati, coperto dalla censura americana. Una sola cosa è chiara: l'oscurità che copre la vicenda degli ostaggi. Che cosa c'è dietro la facilità con cui le cancellerie europee, i governi europei hanno accettato una svolta fallita in partenza, impossibile: affidare all'impotenza delle Nazioni Unite la giustificazione della guerra sbagliata e della ricostruzione gestita da chi ci guadagna? Che un avventurista come Berlusconi possa puntare sulla carta di Bush e della sua cricca lo si può capire, non ha altra scelta, ha puntato tutto sul servizio dell'imperatore, meno comprensibile è che anche parte dell'opposizione creda o finga di credere che l'occupazione dell'Iraq sotto l'egida delle Nazioni Unite sia un'altra cosa, che l'intervento non solo improbabile ma suicida dei paesi arabi moderati sia praticabile. Non lo sanno i governi europei, non lo sa il partito dell'occupazione continua che il mondo arabo è percorso dalla grande tempesta dell'integralismo che sta dalla parte dei nemici dell'Occidente? Cosa può far credere a uomini politici navigati, esperti, che l'occupazione dell'Iraq abbia un senso se non quello, catastrofico, dell'inizio di una terza guerra mondiale per il controllo delle fonti di energia fra paesi che hanno l'arma atomica e riserve umane di miliardi di uomini? Come possono pensare che l'occupazione americana dell'Iraq si risolva da sé con alcune coperture formali come l'intervento dell'Onu? Il no di Kofi Annan al ritorno nell'Iraq non è solo realismo militare, presa d'atto che il paese è incontrollabile. La convivenza con il comando americano di Bush rischia di risolversi in complicità affaristiche e in violazioni dei diritti umani, nel nome delle necessità imperiali da cui l'Onu uscirebbe a pezzi. La consulenza delle Nazioni Unite per la costituzione di un governo iracheno è arrivata in breve alla melanconica constatazione che il comando americano non intende mollare né il potere militare né quello politico, non può e non vuole togliere le mani dallo sporco affare della ricostruzione. Berlusconi ha scelto: avanti con l'America fino alla fine. A qualunque prezzo. Contando sulla sua abilità anguillesca di poter passare al servizio dell'America che cerca di uscire dalla follia dei conservatori oltranzisti e affaristi. Ma un'opposizione democratica dovrebbe pure prendere atto che si deve uscire in tempo da questa corsa al massacro generale.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …