Giorgio Bocca: Tra fabbrica dei soldi e democrazia

10 Settembre 2004
Gli economisti dicono che è impossibile prevedere un modello di sviluppo razionale e benefico che metta d'accordo il mercato con la politica, la fabbrica dei soldi con la democrazia e sono dell'opinione che un autoritarismo illuminato rappresenti il male minore.
Prendiamo un laboratorio economico e sociale come la regione autonoma della Valle di Aosta. Qual è il simbolo del progresso economico e sociale dei valdostani? L'automobile. Non una automobile a famiglia ma una a persona. Evidentemente, il mezzo di trasporto più caro e lussuoso ma di gran lunga il più diffuso e desiderato. Al mattino l'automobile più usata è quella degli uomini che vanno al lavoro poi tocca alle donne che vanno a far la spesa, poi ai giovani per andar a scuola o dagli amici. Di rado un'auto con più di una persona, quelle degli uomini al mattino ad andatura normale, quelle delle donne e dei giovani ad andatura spintissima. Niente uso comune, niente commissioni per conto dei vicini, un rapporto personale, donna-macchina, un corpo solo nella polvere e nel vento. Pochissime spese nella casa, negli spettacoli nelle letture, negli abiti. Pochissimi con un garage a disposizione, quasi tutti con posteggio sulla strada.
La ferrovia dell'alta valle che da Aosta arriva a Pré Saint Didier, vuota. Una somma di impulsi e di memorie personalistici, individualistici e una economia nata su di essi: decine di gommisti, autotrasportatori, meccanici, pochissimi taxi: l'auto è una faccenda non condivisibile e non affittabile.
E qual è il rapporto mercato-politica? I valdostani hanno scelto il sistema autoritario illuminato a turno. Il governo della regione spetta al partito unico l'Union Valdotaine che però non è un monolite, un corpo unico con disciplina di ferro, ma una sorta di conventio ad excludendum: prima vengono i valdostani, ma fra valdostani si può far a turno nella corsa al potere e alla ricchezza. Gli ideali autonomistici, federalisti hanno presto ceduto il passo agli interessi economici. A turno le correnti, i gruppi, arrivano al potere pubblico e siccome la disputa sugli ideali autonomisti è nel migliore dei casi una chiacchiera, si occupano di procurarsi dei favori concreti, a volte piccoli, a volte di dimensioni notevoli.
Ma la regola del turno gli ha insegnato a non infierire contro chi è preso con le mani nel sacco, i più famosi profittatori prima o poi tornano a galla, c'è una dualità di carriere, di governo e di partito che permette recuperi di condannati dalla legge penale ma non da quella locale.
La regione è ricca e la ricchezza che ruota, una volta a te una volta a me, permette la convivenza fra i locali e una amichevole frequentazione dei foresti. La società vive e si adatta al mutamento fra desideri invincibili del nuovo e attaccamenti infrangibili con l'antico, fra un benessere che c'è e che cresce e una memoria di diffidenza e di prudenza che circola nel sangue.
Potete metterci venti o trent'anni a diventare amici dei vicini di casa, ma non è che in città le cose vadano diversamente, potete metterci altrettanto per capire che anche gli altri esistono. Il vantaggio del modello di sviluppo valdostano buono o cattivo che sia, reale o illusorio, apparente o effettivo, è un vantaggio naturale, quindi indiscutibile: la bellezza.
Questa estate fredda e di molte piogge ha ammantato la valle di verdi morbidi e avvolgenti, imbiancato i ghiacciai, fatto salire i pascoli. La teoria della bellezza qui è vincente, chiunque abiti da queste parti vi partecipa e siccome la bellezza appare a tutti in qualche modo anche virtuosa e comunque desiderabile anche l'Homo valdostanus se ne giova.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …