Antonio Tabucchi: Buttiglione, le donne, i gay. E poi?

26 Ottobre 2004
Oggi, al riparo del "personale" si può dire di tutto di più. Un esempio del tutto "personale". Tempo fa, su un treno Firenze-Milano, un distinto signore col quale intrattenevo una banale conversazione da treno, di quelle che hanno per argomento il cambio del clima, la bistecca alla fiorentina e il risotto alla milanese, a un certo punto, preso da un accesso di confidenza (la conversazione volgeva sul cous-cous), mi disse educatamente: "Perché vede, io, personalmente sono razzista". E poi, forse alla ricerca di una mia comprensione, aggiunse: "Non so cosa ne pensa". Probabilmente si attendeva che gli rispondessi che si trattava di una opinione personale era sacrosanta, e che mi sarei fatto ammazzare piuttosto che impedirgli di esprimere la sua opinione, secondo quell’adagio devastante falsamente attribuito a Voltaire che in Italia è servito da sdoganamento alle dichiarazioni più nefande. Poiché al contrario del falso adagio illuminista non mi farei mai ammazzare affinché qualcuno esprimesse un’opinione del genere, gli risposi che mi auguravo che non facesse politica. Per il semplice fatto che una sessantina d’anni fa, grazie a dei figuri che erano arrivati ai posti di comando con un’ideuzza "personale" simile alla sua, più di sei milioni di persone ci avevano rimesso la pelle.
L’onorevole Buttiglione è un filosofo di una certa semplicità, ma come uomo politico è sorprendentemente complicato. Richiesto al Consiglio d’Europa di fornire spiegazioni sulle sue dichiarazioni circa il ruolo della donna nella società (da lui intesa soprattutto in qualità di massaia), della madre sola (da lui considerata cattiva) e sugli omosessuali (da lui considerati peccatori) ha risposto che si trattava di una convinzione esclusivamente personale, e che nulla aveva a che fare con il compito politico di cui dovrebbe occuparsi. Compito che consiste, secondo le direttive del Consiglio d’Europa, nel favorire una migliore integrazione sociale e un raggiungimento di maggiori diritti civile delle persone di cui sopra. Analizzando la sua sottile risposta, mi sono chiesto che cosa sia la politica secondo l’onorevole filosofo. La politica è solo un fatto burocratico, non è piuttosto la traduzione in termini sociali e operativi di una visione del mondo e degli esseri umani, cioè di una convinzione morale?
E poi: possibile che un uomo fornito di saldi principi quali quelli dell’onorevole Buttiglione si dica disposto a sacrificarli, direi a rinnegarli, promuovendo l’integrazione sociale e i diritti civili di categorie o di persone di cui ha un’opinione così negativa? Possibile, mi chiedo, che un uomo di pensiero sia disposto a rinunciare agli ideali su cui si basano la sua filosofia e la sua morale per un modesto impiego da parlamentare europeo?
Però, se così è, sarebbe utile conoscere più a fondo il suo pensiero "personale". Per esempio, secondo la dottrina più tradizionalista della Chiesa cattolica, gli Ebrei sono un popolo "deicida". E gli Zingari, come è noto, non amano la patria (non avendola) né la divisa militare: non sono dunque bravi soldati. Sulle donne e sugli omosessuali l’onorevole Buttiglione è stato chiarissimo. Ma il portafoglio che dovrebbe occupare non riguarda solo le donne e gli omosessuali, su cui Buttiglione esprime un pensiero preoccupante. Riguarda anche altre persone e altre appartenenze sociali. In quanto cittadino europeo che vive in una Comunità amministrata anche dalla commissione di cui l’on. Buttiglione dovrebbe fare parte, il suo pensiero mi interessa fino in fondo. Non mi pare una curiosità oziosa.

Antonio Tabucchi

Antonio Tabucchi (Pisa, 1943 - Lisbona, 2012) ha pubblicato Piazza d’Italia (Bompiani, 1975), Il piccolo naviglio (Mondadori, 1978), Il gioco del rovescio (Il Saggiatore, 1981), Donna di Porto Pim (Sellerio, 1983), Notturno indiano (Sellerio, 1984), I volatili del Beato Angelico (Sellerio, 1987), Sogni …