Giorgio Bocca: Alle radici della democrazia

26 Aprile 2005
Al sindaco di Milano Albertini non piacciono le bandiere rosse alla celebrazione del 25 aprile, dice che gli ricordano la dittatura sovietica che in Italia non c´è mai stata. Strano che non gli ricordino le lotte operaie e contadine che in Italia ci sono state e ne hanno fatto una nazione civile. Alla Lega e ad Alleanza nazionale non piacciono le celebrazioni del 25 aprile, dicono che sono di parte, faziose, ma il presidente della Repubblica non la pensa così, dice che il 25 aprile ‟insegna la concordia, insieme con l´amor di patria e della Costituzione, fondamento delle nostre libertà”.
Il fatto è che la destra italiana continua a vedere nella guerra partigiana una rivoluzione comunista che non c´è mai stata e a ignorare la rivoluzione civile che invece c´è stata e ha restituito piena cittadinanza alle classi sociali che nel fascismo erano rimaste emarginate l´operaia e la contadina.
Proprio le due classi che ora la rivoluzione tecnologica vorrebbe rimettere sotto controllo, proprio la dittatura morbida che negli ultimi quattro anni ha tentato di svuotare la Costituzione democratica e a riportare l´Italia indietro di sessant´anni.
Il presidente della Repubblica lo ha detto in modo esplicito: ‟Lo spirito della Resistenza vive nella Costituzione. L´Italia che il 2 giugno del ´46 scelse la Repubblica e che l´anno seguente approvò la Costituzione ha un legame forte indissolubile con quella del 25 aprile del ´45”. Il che vuol dire che la democrazia italiana così com´è non ha altre origini, altri fondamenti e che ogni proposta di mediazione con chi fino all´ultimo è stato nemico di questa democrazia è impossibile, ingannevole.
Questo 25 aprile del 2005 è stato, a ben guardare, il più chiaro politicamente. Nei sessanta precedenti i nemici dell´Italia nuova lo avevano semplicemente ignorato come una memoria retorica, come una manifestazione di reduci invecchiati. Questa volta no e addirittura hanno preteso una parificazione fra la guerra partigiana e la militanza fascista agli ordini nel nazismo morente semplicemente impossibile, come non ci fossero stati venti mesi di guerra feroce, come se una vittoria del nazismo non avrebbe significato l´eccidio, l´eliminazione fisica di tutti gli oppositori, come se non fosse stata in gioco in quei giorni la libertà di tutti e la sopravvivenza di uomini liberi.
Ma smettiamola una buona volta con questa storia degli italiani che non sapevano, non capivano.
Erano stati ingannati? Non avevano capito? Hanno avuto sessanta anni per informarsi, per capire. Ma se dopo sessanta anni preferiscono andar per funghi in Val Camonica, o a celebrare i giorni dell´onore assieme ai camerati delle SS, se in pratica rifiutano la democrazia, si rendano conto che questi sono prezzi inaccettabili per la pacificazione. Non sono questi neo-fascisti che si disputano ministeri e prebende a minacciare la democrazia.
C´è in tutto il mondo un ritorno all´affarismo e al neo-imperialismo ben più pericoloso. Ma una cosa si è capito in questo 25 aprile: la democrazia italiana ha messo forti radici, un ritorno al passato, grazie a Dio, non sembra facile.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …