Alessandro Dal Lago: Asilo politico. Pisanu il vero colpevole

25 Maggio 2005
Le tempestive dichiarazioni della Lega sui pacchi bomba e la rivolta del Cpt di Via Corelli permettono di inquadrare subito il momento politico. I due fatti dimostrerebbero l'esistenza di un piano sovversivo. Come si possano collegare la protesta di alcuni internati stranieri e due attentati è difficile da comprendere, a meno che non si ricordi che è iniziata una dura campagna elettorale lunga un anno. Visto che abitiamo in una felice contrada in cui ogni svolta di governo è stata punteggiata da scoppi (a dire il vero, quasi sempre di origine oscura e non anarchica) c'è da aspettarsi, fino alle prossime politiche e magari anche dopo, di tutto. Ben più interessanti ci sembrano le dichiarazioni del ministro dell'interno su asilo e "respingimenti". In sostanza, secondo Pisanu il 92% delle domande di asilo sono false, mentre i respingimenti alle frontiere avvengono su base ‟individuale”. Ci permettiamo di dissentire da un uomo a cui anche l'opposizione ha spesso guardato come un moderato, l'ultimo esponente di una vigorosa schiatta isolana di tutori dell'ordine pubblico (a cui appartiene anche il senatore Cossiga, che recentemente ha fatto capire che la morte di Giorgiana Masi potrebbe essere stata causata da "fuoco amico"). Dissentiamo per il semplice motivo che l'Italia ha una lunga e solida tradizione di chiusura a priori verso i richiedenti asilo. In un rapporto curato tempo fa da alcune ong risulta per esempio un totale atteggiamento di sfiducia preventiva, da parte della Commissione nazionale, nei confronti di persone che quasi sempre provengono da zone di crisi. In certi casi le motivazioni addotte per negare l'asilo si collocano tra Kafka e Comma 22. Se il richiedente, come è ovvio, è sprovvisto di documenti, si dirà che non ci sono prove della sua identità e quindi ragioni per la sua richiesta. Se li ha, si dirà che il fatto di averli prova la mancanza di una persecuzione o stato di necessità. E così via. Sappiamo di curdi di nazionalità turca, di iracheni e palestinesi a cui è stato negato l'asilo. Ci saranno delle ragioni se, in Europa, l'Italia è da sempre il paese che accoglie meno rifugiati.
Quanto ai respingimenti, noi trasecoliamo. Come può, onorevole Ministro, dimenticare che la Corte europea di giustizia ha avviato un procedimento contro l'Italia per le espulsioni di Lampedusa, in quanto collettive e non individuali? Che alcuni parlamentari (e non esponenti dei centri sociali) hanno dichiarato che quasi sempre i migranti vengono rispediti in Libia senza accertare la loro identità? Che numerose inchieste hanno rivelato che alcune decine di espulsi dall'Italia sono morti di sete e di stenti nel deserto libico? Che articoli della Bossi-Fini sono stati dichiarati incostituzionali? Che l'Italia è ogni anno denunciata da Amnesty per violazione dei diritti umani in materia di detenzioni illegali ed espulsioni? Come può essersi già dimenticato della Cap Anamur?
Sicuramente, Ella non dimentica. Ci fanno perciò specie le sue dichiarazioni su quel 92%, un modo per ricacciare indietro non solo quelle persone, ma anche la verità che le concerne. E ci fanno senso le dichiarazioni del leghista di turno che scopre che i poveri immigrati finiscono nel lavoro nero. Di fronte a discorsi di questo tipo ci si mette le mani nei capelli. La verità è che la destra su queste faccende sa solo fare la faccia feroce, mentre gran parte dell'opposizione mantiene un composto silenzio. In questo vuoto, non c'è nemmeno da sorprendersi che anarchici dall'origine poco controllata facciano sentire la loro voce.

Alessandro Dal Lago

Alessandro Dal Lago (Roma, 1947) ha insegnato e svolto attività di ricerca nelle Università di Genova, Pavia, Milano, Bologna e Philadelphia. Si è occupato di teoria sociale e politica, sociologia …