Giorgio Bocca: Milano contesa da Bossi e Formigoni

06 Ottobre 2005
Leggo e sento dire che la guerra fra Lega e Regione Lombardia è una guerra, se non di religione, per la democrazia, per il federalismo, per la sanità, per il modo di amministrare in genere. A me sembra una guerra per i soldi, per i miliardi che la Regione Lombardia spende e amministra per la sanità. Il 60 per cento del bilancio, il grosso del giro di denaro che fa capo agli uffici del Pirellone. Trattasi di una guerra dura, senza esclusione di colpi, perché da essa dipende la sopravvivenza di due organizzazioni nate per la politica, che con gli anni, come capita nella storia, si sono trasformate in organizzazioni di potere economico e in bacini elettorali, nei classici partitini all´italiana.
Lo sono stati prima di loro i partitini della Prima repubblica, in particolare i socialdemocratici e i repubblicani, presenti in tutte le crisi di governo per rivendicare i loro feudi. La crisi era appena aperta ma si sapeva già che i socialdemocratici prenotavano il ministero dei Lavori pubblici e i repubblicani quello della Marina mercantile o del Commercio con l´estero; e il giorno stesso i grandi clienti salivano le scale dei palazzi governativi per ottenere gli appalti delle autostrade o le sovvenzioni per i cantieri.Politicamente la loro funzione era piccola ma indispensabile, dovevano servire alla Democrazia cristiana per dimostrare di essere il governo democratico, rappresentante di tutti i partiti democratici. In realtà contavano poco o niente nella gestione del potere e nei rapporti con la Chiesa o con l´impero americano, ma ottenevano il necessario per mantenere delle sedi, dei giornali letti solo dalla burocrazia di partito e per gli uffici di rappresentanza nelle città italiane, tanto per fare vedere che esistevano.Allora come ora, i giornali nazionali e dei grandi partiti facevano finta di prenderli sul serio, li citavano come partecipanti al dibattito nazionale, li adoperavano per le loro combinazioni di potere. Oggi la loro presenza politica, la loro capacità di ricatto è notevolmente cresciuta per la fine della guerra fredda e per la decadenza dei partiti di massa. Si direbbe che il Paese sia mutato solo conservando i suoi lati peggiori, e riducendo e spesso cancellando i migliori.Le due organizzazioni, sia la leghista che la cattolica integralista, si sono assicurate una continuità che ha nettamente superato i principi fondativi. La Lega era un movimento popolare secessionista, per la democrazia diretta, ostile ai partiti e al vecchio modo di fare politica, così vicina alla sinistra che D´Alema ci vedeva una costola del Partito comunista ed è diventata la più fedele alleata di Berlusconi. L´organizzazione cattolica integralista è ormai una forza permanente del potere capitalista al cui raduno a Rimini accorrono tutti i potenti per averne il riconoscimento e le partecipazioni.Nello scontro fra Lega e integralismo cattolico, fra Bossi e Formigoni, non c´è più niente di ideologico e men che mai di religioso. C´è una competizione dura per ottenere il potere di distribuire posti e soldi nelle principali istituzioni lombarde, ospedali come aeroporti, metropolitane come progetti urbani. Formigoni e i suoi ciellini fanno la parte del leone ma i leghisti non scherzano, si impadroniscono e distribuiscono nel loro elettorato e la prova è che il loro partitino tiene, ha un suo zoccolo duro, qualunque sia la guida ondeggiante e magari contraddittoria della direzione. Ma così sembra essere lo stato generale della politica italiana e del suo trasformismo, il cui unico momento di chiarezza sembra essere la conservazione dei posti e delle prebende.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …