Giorgio Bocca: A Milano il gran rifiuto di Veronesi

12 Ottobre 2005
Umberto Veronesi ha gettato la spugna, non si presenterà alle elezioni come candidato della sinistra al Comune di Milano. Incredibile, scandaloso ma, come usava dire in tempi marxisti, ‟nel corso della storia”. Nel corso di una storia italiana caratterizzata dalla rivincita dei mediocri, dei piccoli burocrati di partito, dei lacchè dei leader miliardari sulle persone di merito e di talento quale Veronesi è al di fuori di ogni antipatia o dissenso marginale nei suoi riguardi. Subito, dal giorno in cui ha lasciato intendere di essere disponibile a fare il sindaco di Milano si sono alzate qui e là le vocette di dissenso di piccoli antagonisti mandati avanti non per sostenere serie candidature ma per far sapere che il campo dei suoi sostenitori era diviso, che non era d´accordo, che aveva delle riserve.
Tanto per bloccare sul nascere la sua candidatura, non perché si avesse sul serio qualcuno di meglio da proporre. Ho detto nel corso della storia perché questo è il tempo delle mediocrità che approfittano dello smarrimento generale per cacciare dalla scena i migliori per far vincere gli outsider. Non si tratta di un nuovo corso politico, ma di un nuovo corso dei concorsi, degli inciuci, del fatto che molti dei migliori disgustati dalla pochezza della politica hanno disertato le competizioni per le rappresentanze e quasi le temono come se partecipare alla res publica le mettesse al rischio della mala-amministrazione quando non del malaffare.
È evidente anche al cittadino più distratto che il professor Veronesi era di gran lunga il candidato più accreditato e più sperimentato, specie sotto gli aspetti amministrativi. Uno che ha creato una organizzazione per la lotta contro il cancro, che il mondo ammira, che si è mosso egregiamente come ministro della Sanità, che ha relazioni di prim´ordine con il mondo scientifico e anche, perché ignorarlo, un portamento elegante da signore.
Ebbene si stenterà a crederlo ma uno con queste credenziali è antipatico agli ambiziosi qualsiasi, ai carrieristi mediocri. Tireranno fuori tutte le storie, i pettegolezzi e le calunnie per dire che sì, l´uomo ha i suoi meriti ma che è indiscutibile però che meglio non si trova. Ma pensiamoci sopra.
E che a spargere dubbi e incertezza sia stata non solo la destra ma anche la sinistra bisognosa di un candidato come lui come del pane da mangiare, come dell´acqua per dissetarsi, deve averlo convinto che era meglio lasciar perdere. La crisi della politica si presenta quando c´è un autocrate che la schiaccia ma anche quando si lascia sopraffare dall´esercito dei mediocri. È dall´inizio di questa campagna elettorale che assistiamo stupiti e amareggiati ai regali che una sinistra spinta dalla congiuntura sulla cresta dell´onda fa a una destra sconfitta dalla sua pochezza, dall´incredibile stupidità dei suoi leader. Ma così è. Ai partitini dell´Unione, ai leader minimi delle correnti affamate di posti e di visibilità non importa che la sinistra abbia un sindaco come Veronesi nella più importante città d´Italia, si preoccupa che non sia abbastanza di sinistra, come se i suoi critici sapessero cosa è, si preoccupa delle sue intenzioni come non si sapesse da tutta la sua vita che sono le intenzioni di chi vuole migliorare la sanità italiana dentro l´amministrazione italiana. E sì che basterebbe una ripresa televisiva, un giudizio estetico e funzionale, per capire che è il meglio che c´è e che alla vigilia di una elezione decisiva solo dei pazzi o degli imbecilli possono rifiutarlo o costringerlo a rinunciare, che è la stessa cosa

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …