Giorgio Bocca: La primula rossa dell'Afghanistan

18 Novembre 2005
Il mistero di Osama Bin Laden continua. Passano gli anni e la potenza imperiale che ha colpito al cuore in quell'11 settembre non riesce a catturarlo e a punirlo, non riesce a trovare il suo rifugio sulle montagne dell'Afghanistan o del Pakistan o di chi sa quale altra landa deserta dell'Asia centrale. Incredibile.
Gli scouts americani che gli danno la caccia appartengono al popolo che ha mandato i suoi uomini sulla Luna, che ha lanciato un telescopio nello spazio, che ha strumenti capaci di fotografare un soldo a 20 chilometri di distanza e non riescono ad avvistare un gruppo di fuggiaschi che sarà come minimo di una cinquantina di uomini che non stanno tutto il giorno chiusi in una grotta perché devono rifornirsi, ricevere gente, fare, come abbiamo visto, delle passeggiate nei boschi. Osama Bin Laden in testa e dietro il suo medico egiziano Ayman al-Zawahiri.
Oppure non li trovano perché non ci sono, perché sono fuggiti altrove da anni, in qualcuno dei paesi islamici, in Siria, in Somalia, nel Sudan, in qualche villa nella valle della Bekaa, in qualche emirato del Golfo persico e magari a Baghdad. Le primule rosse delle guerre mondiali, i capi delle resistenze, non stavano mica sul monte Rosa o sul Pasubio, stavano a Milano, Berlino, a Parigi. Baghdad con i suoi milioni di abitanti, con una rete di resistenti che manovra centinaia di kamikaze e di autobombe, con i suoi quartieri sterminati e sconosciuti, non sarebbe più centrale, più funzionale, a un comando che deve tenere i rapporti con tutte le formazioni terroristiche del mondo? E la facilità con cui fa arrivare i suoi messaggi alle televisioni del Golfo non suggerisce che forse a Baghdad c'è già?
Di Lenin non si perse mai l'indirizzo. Era il rivoluzionario più temuto dall'autocrate russo, più utile ai tedeschi, ma si seppe sempre dove trovarlo, in quale albergo svizzero o parigino.
L'esploratore Roald Engelbert Amundsen fu trovato fra i ghiacci del Polo e David Livingstone nella foresta africana, ma questo Bin Laden nessuno riesce a incontrarlo in questo mondo diventato strettissimo, frequentatissimo? Viene il sospetto che nessuno lo cerchi per davvero. Forse non lo cerca il dittatore pachistano Musharraf. Con tutti i talebani disoccupati che si trova in casa, con i reduci dalla guerra afgana contro gli infedeli sovietici dovrebbe proprio lui mettere in manette e consegnare agli odiati americani l'eroe della rinascenza araba, dovrebbe proprio lui far esplodere il vicino Medio Oriente? Si dà per certo che il servizio segreto pachistano sia fra i più efficienti del mondo, con informatori in tutte le madrasse, le scuole islamiche, a cui nulla sfugge del paese. Eppure con Osama Bin Laden non ha cavato un ragno da un buco, ci ha fatto sapere che l'impresa di trovarlo è impossibile, come cercare un ago in un pagliaio, perché le tribù delle montagne sono completamente autonome e corruttibili. E di soldi Osama Bin Laden ne ha.
E si potrebbe fare un'altra e per certi aspetti definitiva ipotesi: che gli americani non lo trovano perché non vogliono, perché gli va bene che il grande nemico resti libero e incombente a giustificare la guerra contro il terrorismo che è anche occupazione di posizioni strategiche e di riserve petrolifere.
Dite che è fantapolitica? Forse, ma per giustificare questa guerra il presidente George W. Bush e i suoi uomini hanno inventato arsenali atomici che non c'erano, hanno assoldato falsi testimoni nei governi alleati, il nostro compreso, per affermare che c'erano, hanno mentito alla loro informazione. Certo, questo super-nemico che li aveva umiliati meritava di più che il battaglione di alpini americani addestrati nello Utah che, stando a vaghe notizie, avrebbe operato sui monti pachistani. Meritava molto di più che il nostro battaglione di alpini messo assieme in poche settimane e in altre poche scomparso dai notiziari e dalla realtà.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …