Gabriele Romagnoli: Lo strano duello della coppia. "Voti diversi, ma stesse idee"

07 Aprile 2006
bell´appartamento del centro storico di Roma. Lui, Vittorio Picello, 41 anni, pubblicitario. Lei, Domizia Bianco, 35, ginecologa. Insieme da anni, sposi il prossimo 26 maggio. Nella prima repubblica, per una volta, capitò a entrambi di votare liberale. Poi, lei dc. Lui: pri e, perfino, Cicciolina radicale. Nel ´94 la "scissione". Lei: verso destra, prima con Forza Italia ora con Alleanza Nazionale. Lui: ds. Residui punti in comune: hanno indicato tutti "sì" ai referendum annullati; sono per la pace, ma provano un comune fastidio nel vedere ai cortei contro la guerra le bandiere rosse e i simboli "veterocomunisti"; concordano sul fatto che Calderoli sia, come dire, un pirla; ad ambedue è piaciuto Il Caimano. Più una cosa decisiva che verrà fuori alla fine e ed è in fondo il disvelamento del senso del voto, non soltanto di Domizia e Vittorio, ma di quella larga parte d´Italia che non ha pregiudiziali ideologiche, non crede né al regime catodico né ai bambini bolliti, mantiene il senso critico, si alza fiduciosa e va a letto sfiduciata.
Per arrivarci occorre sbobinare il dialogo di coppia, partendo dal momento in cui le scelte si separano.
Domizia: Per me, nel ´94, Berlusconi ha rappresentato la rottura con il passato, l´uomo nuovo.
Vittorio: Per me vale il contrario. È stato un passaggio di consegne. Craxi e il pentapartito non potevano più governare e lui ha garantito la continuità, per quello è sceso in campo
D: No. Uno che ha saputo portare le sue aziende da zero a duecentomila non era un segno di continuità, ma la speranza di una gestione manageriale dell´economia italiana e del Paese intero. Per questo gli ho dato fiducia. Non nego che non tutto sia andato come mi auguravo. Berlusconi non è nato politico e l´ha dimostrato. Sbaglia atteggiamenti e parole. Non sa affatto comunicare. Alla fine scivola perché è politicamente meno preparato di altri.
V: Scusa, io capisco averlo votato nel ´94, ma rivotarlo ancora, adesso? Dopo tutte le inchieste che hanno dimostrato i suoi metodi, i suoi coinvolgimenti...
D: Certi coinvolgimenti è venuto fuori che li aveva anche Fassino. E vogliamo parlare di Prodi, di come ha le mani in pasta? Di come ha svenduto l´Alfa Romeo? Se avesse fatto le stesse cose Berlusconi, i giudici...
V: Ormai la politica italiana è diventata Roma-Lazio. Fra un po´ arriva la minaccia che, se vince il centro-sinistra, cadiamo in mano ai comunisti.
D: Beh, un po´ sì.
V: Ma dal ´96 al 2001 non è successo. E secondo me si viveva meglio che in questi ultimi cinque anni
D: Eh no. Per me questi anni non sono stati così male come vengono dipinti, anzi. Ho potuto avanzare nella mia professione e ho guadagnato di più. Ho investito i risparmi in azioni di società italiane e sono aumentate di valore. Significa che l´economia nazionale non è a pezzi.
V: Lo puoi dire perché sei libera professionista. Io ho uno stipendio fisso e sono più povero.
D: Perché abbiamo fatto i figli, amò.
V: A parte quello. Il mio stipendio vale più o meno la metà di cinque anni fa. Sarà la "legge della zucchina", sarà l´euro, però negli altri Paesi dove andiamo in viaggio l´euro l´hanno controllato meglio. A Parigi adesso la vita per noi è più abbordabile. Qui no. Io mi sono sentito preso in giro. A promettere meno tasse e più lavoro son capaci in tanti. A non mantenere son capaci tutti. Preferisco mi si dica la verità, anche se impopolare. E poi la guerra in Iraq...
D: Non l´abbiamo fatta. L´Italia è andata per mantenere la pace.
V: È andata per fare l´alleato affidabile e raccogliere le briciole lasciate in giro dall´America.
D: Questa è propaganda.
V: La propaganda la fanno le tv di Berlusconi.
D: A me risulta che ci siano un sacco di programmi che lo criticano, nelle sue tv.
V: Tutti di nicchia, come le Iene.
D: Le Iene vanno in prima serata.
V: Anche Emilio Fede, se occorre.
D: Su Canale 5 c´era Mentana.
V: Che a me non sembra di sinistra.
D: Che cosa dovrebbe fare Berlusconi? Vendere quel che aveva già prima di entrare in politica? Mica ne ha approfittato per prendersi le tv. Erano già sue.
V: D´accordo. O meglio, lo sarei se fosse un illuminato che, pur avendo delle proprietà, non legifera in proprio favore, ma non lo è. Avrà fatto tremila leggi ad personam.
D: Esagerato. Dimmele tutte.
V: A me basta che abbia cambiato la legge elettorale. La possibilità di scegliere il candidato era una conquista che mi è stata tolta. E anche a te. Al Senato voterai Pippo Franco.
D: Senti, io voterei per il centro-destra comunque. Perché il programma mi sembra migliore di quello del centro-sinistra. Perché con loro mi sento maggiormente aperta all´Europa. Perché sono per l´espansione del mercato. Per una politica liberale. E perché sento meglio rappresentata la mia identità, la mia cultura. Come italiana, come cattolica. Voglio un Paese di famiglie che si ritrovano la domenica, dove nelle scuole resti appeso il crocefisso.
V: Io invece ci tengo alla serietà.
D: E secondo te ha la faccia di Prodi? Semmai quello serio è Bertinotti, anche se non lo voterei mai, al massimo Veltroni sindaco.
V: Lasciami spiegare. Per me serietà significa non fare promesse vane, affrontare i problemi reali, annunciare anche operazioni impopolari, se sono inevitabili. Ho visto il finale dell´ultimo dibattito. Faccio il pubblicitario, perciò posso dirlo: nessuno oserebbe più utilizzare un testimonial del genere sperando di essere convincente. Sembrava un televenditore, non di pentole: di bidoni.
D: Ecco, la verità è che la motivazione del voto, in tanti, anche in te, è soprattutto questa: dare contro a Berlusconi.
V: Beh, sì. Gli voto contro.
D: Dunque voti. È sicuro.
V: Sì. Questa la devo spiegare. C´era stata una manovra di sua madre. Mi aveva disegnato uno scenario futuro così concepito: vince la sinistra e mette delle tasse pazzesche ai beni della sua famiglia, che si impoverisce. Domizia se la prende con me che l´ho votata e il nostro matrimonio va a rotoli. Dovevo astenermi per salvarlo. Per un po´ ho detto che l´avrei fatto.
D: Finché non sei stato sicuro che la nostra unione non sarebbe dipesa da quello.
V: Perché non dipende da quello, no?
D: Certo che no. Se vincerete non accadrà l´apocalisse prevista da mia madre. Ci saranno, questo sì, più tasse. E allora la crescita dell´economia italiana rallenterà, le piccole imprese entreranno in crisi, saremo un po´ ai margini del quadro internazionale. E poi avremo una politica dell´immigrazione più rischiosa: avanti tutti, quindi aumenterà la delinquenza. Dall´Italia emigreranno invece i capitali e ci saranno in giro più poveri. Per il resto, niente di nuovo.
V: Se vincerete voi, invece, la mia paura è che Berlusconi si senta legittimato a fare qualunque cosa.
D: Oddio. E che cosa mai potrebbe fare?
V: Di tutto. Mi spaventa. E poi: o non mantiene lo promesse o, se lo fa, non so da dove possa prendere i soldi. Finisce che ci riporta fuori dall´Europa.
D: Sai che cosa mi aspetto io, invece? Che si facciano le grandi opere italiane.
V: Messina! Il ponte sullo Stretto di Messina!
D: Anche. E le infrastrutture. L´alta velocità. I cantieri. Le strade.
V: Io invece mi aspetto che sia la vittoria del centro-sinistra ad avviare la ripresa economica.
D: Perché sei un illuso.
V: L´illusa sei tu. E recidiva.
D: Sai qual è la verità?
Prendo appunti in silenzio da un´ora e mezzo. Tutto quel che ho annotato era stato inevitabilmente già detto, da qualcun altro da qualche altra parte. I frammenti, le frasi, ricompongono il mosaico del credo e del "credo di credere" di questa ininterrotta campagna elettorale diffusa che è il dibattito politico italiano. Di inusuale qui c´è che convivano sotto lo stesso tetto, non solo rispettosamente, perfino amorevolmente. Non è straordinario. Lo sarebbe se le distanze fossero davvero misurate con gli anni luce delle ideologie invece che con i centimetri del senso pratico. Certo, Domizia ha meno dubbi e più baldanza. Vittorio i piccoli tormenti del relativista, gli oroscopi della suocera, il responso del sondaggio su www. voisietequi.com che lo qualifica, a sua sorpresa, come elettore dell´Italia dei Valori. Eppure. Eppure adesso arriva una verità, pronunciata da Domizia e da Vittorio sottoscritta, ma condivisa da tante persone che andranno a votare domenica e lunedì.
Questa: ‟Alla fine noi deleghiamo a persone diverse le medesime aspettative. Pretendiamo le stesse cose da schieramenti diversi. Per questo, nonostante tutto, stiamo insieme”.
(3 / fine)

Gabriele Romagnoli

Gabriele Romagnoli (Bologna, 1960) Giornalista professionista, a lungo inviato per “La Stampa”, direttore di “GQ” e Raisport è ora editorialista a “la Repubblica”. Narratore e saggista, il suo ultimo libro è …