Allah odia gli scrittori. 1994: Mahfouz condannato a morte dagli integralisti

01 Settembre 2006
"L' Islam è fede e culto, patria e nazionalità, religione e Stato, spiritualità e azione, libro e spada": il credo cui si ispira il movimento dei "Fratelli musulmani", fondato nel 1928 dall' egiziano Hasàn al-Banna, esprime bene la visione globale dell' Islam fatta propria dai movimenti integralisti che sotto varie sigle agitano il mondo musulmano. Dell' ultima coppia antitetica citata dal fondatore, è la spada che in questi anni si abbatte sui libri, con una frequenza che ci ricorda i tempi più bui dell' umanità. All' ombra del caso Salman Rushdie, decine, centinaia di altri casi meno noti ma non meno drammatici hanno per protagonisti intellettuali colpevoli solo di parlare in difesa della ragione e della tolleranza. La vendetta islamica pesca i suoi killer nei bassifondi miserabili delle grandi città; quando non basta la fede ad armare la mano i soldi, anche pochi, sono decisivi. In Algeria la testa di un intellettuale vale dai 300 ai 400 franchi: intorno al milione di lire. La denuncia viene dallo scrittore Rachid Mimouni che, in una intervista al settimanale francese L' Evenement du Jeudi, racconta i rischi mortali cui ogni giorno vanno incontro gli esponenti di una intellighenzia che ha scelto di muoversi sul terreno minato dell' analisi del reale. I margini di intervento fra la corruzione del regime e il fanatismo islamico sono minimi e cominciano ad essere costellati di cadaveri. Il 26 maggio è stato trovato quello dello scrittore e giornalista Tahar Djaout, con due pallottole nel cranio (Tahar Ben Jelloun ne ha parlato a lungo su queste pagine, il 22 giugno scorso). Sul settimanale Ruptures (Rotture) che dirigeva Djaout aveva denunciato più volte le convergenze fra il governo e gli estremisti del Fis contro "tutti quelli che osano riflettere". Il 15 giugno Mahfoud Boucebsi è stato accoltellato a morte davanti l' ingresso del suo ospedale: era uno psichiatra, specializzato nel lavoro con i bambini, autore di un libro La psichiatria tormentata dove esaminava le ragioni psicologiche del successo dei movimenti integralisti. Dopo una settimana la stessa sorte è toccata a Mohammed Boukhobza, direttore dell' Istituto nazionale di studi strategici globali. Boukhobza, che è stato sgozzato davanti alla giovane figlia, aveva una lucida visione della società algerina, sottoposta, dai tempi dell' indipendenza, a enormi tensioni dovute soprattutto a due fattori: una mobilità sociale senza precedenti che ha creato fratture insanabili e promosso individui senza scrupoli, la fortissima urbanizzazione che contribuisce ad aumentare disoccupazione e sradicamento. "Le città sono popolate da una massa di emarginati", scriveva il sociologo, "in cerca di identità, in cerca di nuovi valori. Ed è un Islam rigoroso che gli servirà da rifugio". In questa situazione è sufficiente che un autore scriva in francese e sia di cultura europea perché diventi sospetto: francofoni contro arabofoni è una ulteriore divisione in un panorama irto di trincee. "Me ne sono andato da Algeri nel 1969 perché già si annunciava quello che sta succedendo oggi" spiega al settimanale francese Jamel Eddine Bencheikh, docente di letteratura araba medievale a Parigi. "Da una parte c' erano i francofoni laici, marxisti, che ignoravano la cultura araba, dall' altra gli arabofoni reazionari che prendevano da questa cultura solo ciò che gli serviva per costruire il loro integralismo". Bencheikh confessa orrore e disperazione per gli assassinii dei tre intellettuali algerini mentre il premio Nobel egiziano Naguib Mahfouz dal Cairo leva la sua voce pacata e coraggiosa registrata da Le Point. Un anno fa un commando di integralisti assassinava lo scrittore Farag Foda, qualche settimana fa è saltato in aria il caffè dove Mahfuz passava gran parte della sua giornata leggendo o scrivendo, lo stesso premio Nobel è in cima a una lista di intellettuali da eliminare, scoperta dalla polizia. "Mi attaccano da quattro anni, la prendo con filosofia" dice l' ottantunenne scrittore che ogni settimana interviene sulla situazione del paese nei suoi fondi pubblicati da Al-Ahram. Mahfuz ha rifiutato la scorta e continua a fare la vita di sempre, rifiuta di lasciarsi andare a considerazioni pessimistiche: la vita stessa, e il popolo egiziano, così ben descritto nei suoi libri, lo inducono alla speranza. "Il popolo egiziano è pacifico e saggio, nutrito di una cultura molto antica. Evidentemente non è la loro, la loro società ideale è immaginaria" spiega, riferendosi agli integralisti islamici. "La vita è imperfetta, contraddittoria. Gli uomini sono fallibili. Le donne, il vino, i comportamenti individuali, la libertà di pensiero rappresentano per loro ignoranza e barbarie". E che chiederebbe Mahfuz a Dio, se lo incontrasse dopo la morte? "Mi piacerebbe sentirgli dire che la mia vita gli ha dato qualche soddisfazione, che i miei libri non erano troppo brutti. E che la lotta per la democrazia non è contraria alla sua legge".

Nagib Mahfuz

Naghib Mahfuz è nato nel 1911 al Cairo (quartiere di Gamaliyyah) dove è morto nel 2006. Considerato uno dei massimi scrittori arabi di tutti i tempi, è stato l’unico insignito …