Vittorio Zucconi: Tutti i rischi del cyber-voto. In Usa torna l’incubo Florida

31 Ottobre 2006
Benvenuti, cittadini americani, al più grande videopoker del mondo: le elezioni politiche di martedì 7 novembre. In 32 dei 50 stati americani, in cabina ci attende lo schermo dei nuovi computer per il voto e che il Dio della democrazia ce la mandi buona. Vediamo le istruzioni. Dopo avere introdotto la nostra tesserina elettorale di plastica per identificarci, come in un bancomat, ecco la schermata. Leggere attentamente e non panicare: ISTRUZIONI 1) Per ingrandire il testo di questo schermo toccate il bottone con la scritta TESTO GRANDE. Se desiderate aumentare il contrasto dello schermo toccate il bottone CONTRASTO. 2) Per selezionare il vostro candidato, TOCCATE il quadratino alla sinistra del candidato scelto. Apparirà una X rossa per indicare che avete fatto la vostra scelta. Non TOCCATE PIÙ la X rossa. 3) Ma se volete cambiare il vostro voto TOCCATE DI NUOVO LA X rossa. La X rossa scomparirà e potrete fare una nuova scelta. 4) Se desiderate passare alla scheda successiva per altre elezioni, TOCCATE il bottone AVANTI in basso a destra dello schermo. 5) Se volete tornare indietro e cambiare voti già espressi, TOCCATE il bottone INDIETRO in basso a sinistra. 6) Se siete soddisfatti delle vostra scelta, premete il bottone VOTO ESEGUITO. 7) Se volete rileggere queste ISTRUZIONI di nuovo, toccate il bottone ISTRUZIONI. 8) Quando siete pronti per votare, toccate il bottone START. Chiaro? Non per i 50 mila elettori del Maryland che alle primarie repubblicane di agosto hanno scoperto di ‟avere già votato”, come indicava lo schermo congelato. Non per i 20 mila dell’Indiana che, in settembre, hanno visto eleggere un candidato sindaco che nei sondaggi aveva il 3% di favori e nel conto finale ebbe il 79% dei suffragi, discrepanza eccessiva anche i sondaggi di questi tempi. Dunque tanti cari auguri alla volontà popolare, dicono Avi Rubin della Johns Hopkins University, Ed Felten di Princeton, il governatore del Maryland Bob Ehrlich (repubblicano) sconvolto dal fiasco delle primarie, il Congresso, che sta cercando di passare in extremis una nuova legge per il voto di carta, persino Bill Gates, il dio della Microsoft che dopo avere assistito a una dimostrazione fatta in Parlamento dal dipartimento di informatica della New York University uscì dal Campidoglio sconvolto. Oltre confine, in Canada, il governo del Quebec, dopo averle provate, le ha bandite. I quattro produttori delle nuove ‟cabine elettroniche”, prima fra tutti la Diebold Accuvote inc. (incidentalmente amica e finanziatrice elettorale del partito di Bush, il repubblicano) giurano di avere blindato il ‟codice madre”, liberato i loro computer dai virus, sigillato i dischi interni che registrano i voti e che in alcune occasioni hanno inaspettatamente azzerato tutti i voti già espressi perché, candidamente ‟troppo pieni”. Ma l’incubo di un’elezione legislativa stravolta dalla malizia degli ‟hacker”, dagli specialisti di brogli o dalla leggendaria stupidità del computer aggiunta alla imbranataggine umana incombe sulla democrazia e può svuotarla di ogni senso e realtà. I sondaggisti setacciano gli umori della gente nei 435 collegi della Camera e nei 33 del Senato per capire se la marea di malumore contro Bush si tradurrà in un maremoto che punirà la maggioranza di destra e lascerà il Presidente alla deriva per gli ultimi due anni. Ma il dubbio che per far meglio, dopo il grottesco fiasco della Florida 2000 che inviò Bush alla Casa Bianca con una ‟presunta maggioranza” di 500 voti su 6 milioni e mezzo, si sia fatto peggio, fa rabbrividire anche coloro che sanno bene che i risultati ufficiali delle consultazioni sono, più spesso di quanto gli elettori credano, una approssimazione della reale volontà dei cittadini, tremano. Le elezioni non sono mai perfette, ma il pubblico deve almeno credere che siano oneste. Stormi di avvocati pronti a denunciare i risultati in tribunale sono già calati sui 1.500 seggi dove le nuove macchine sono in uso, in 32 stati e gli aneddoti raccapriccianti riempiono le loro borse. Casse di ‟hard disk”, la memoria magnetica sulla quale i voti sono registrati sono state ritrovate fuori dai seggi. Dilettanti ed esperti sono riusciti a introdurre virus per modificare le somme, come hanno dimostrato ricercatori in varie università conducendo finte elezioni prima su scheda e poi su computer, rovesciano l’esito. E dove non arriva la malizia dei cyberbrogli, interviene l’esasperante capacità di ogni PC di inchiodarsi nel momento meno opportuno. E’cominciata allora la corsa alla rovescia. Cinque stati hanno rifiutato l’elettronica, restando fedeli alle vecchie macchine con levette meccaniche. Altri hanno imposto per legge che il computer producesse almeno un ‟print out”, uno stampato del voto. Alcuni governatori, come quello del Maryland, stanno esortando i cittadini a votare per posta, su scheda di carta, magari dimenticando che proprio sui voti per corrispondenza avvennero, in passato, le peggiori truffe in stile ‟morto che vota”, alla maniera di Chicago. Ma in 15 grandi stati, tra cui la Virginia, il Maryland, la Georgia, la Pennsylvania, l’Indiana e la immancabile Florida di Jeb Bush, non ci saranno tracce cartacee. In caso di contestazione, non ci sarà nessuna possibilità di riconta. Seguite le istruzioni sullo schermo, dunque, se siete capaci, se non siete ‟cyber analfabeti” o presi dal panico di fronte a un monitor o a un telecomando, dovendo votare 26 volte, tra candidati a vari incarichi o referendum, come in California. Può darsi che alla fine tutto andrà comunque liscio, che i PC si comportino bene e che i cittadini più umili, quelli che voterebbero per i democratici, riescano a fare quello che di solito nessuno di noi fa mai, leggere e seguire il libretto d’istruzione. Speriamolo, perché altrimenti, per la democrazia sarebbe Game Over.

Vittorio Zucconi

Vittorio Zucconi (1944-2019), giornalista e scrittore, è stato condirettore di repubblica.it e direttore di Radio Capital, dove ha condotto TG Zero. Dopo aver cominciato nel 1963 come cronista precario a …