Giorgio Bocca: Addio a Rinaldi giornalista coraggioso

05 Luglio 2007
La morte di Claudio Rinaldi che ho avuto come direttore all’"Espresso" mi riporta a un modo di concepire la professione forse poco romantico e piuttosto severo che però alla mia generazione è sembrato il più serio. Il giornalismo di Claudio Rinaldi era intanto un giornalismo laico. Sfogliando le pagine del suo "Espresso" si capiva immediatamente che l’eredità liberale e laica del "Mondo" di Pannunzio vi era rimasta intatta, che nella Città del Vaticano questo giornale roccaforte dello Stato liberale non poteva che collegarsi all’Italia risorgimentale.
Questo era il legame che univa il grande giornalismo quotidiano del Nord, della "Stampa", del "Corriere", del "Giorno" e poi di "Repubblica" a quello del settimanale romano. L’"Espresso" era un cardine di quella grande informazione nazionale antifascista rinata dalle rovine del Fascismo.
"L’Espresso" di Rinaldi era poi un giornale della classe dirigente, un giornale colto e moderno come lo avevano voluto Benedetti e Scalfari. Un giornale che creava un equilibrio, una base omogenea all’informazione nazionale. Fu grazie a questa omogeneità culturale che le fusioni fra il giornalismo quotidiano e quello ebdomadario avvennero in modo naturale, come quando l’esperienza del "Giorno" fu trasmessa a quella di "Repubblica".
Il giornalismo di Claudio Rinaldi e del suo "Espresso" fu anche un giornalismo severo, per nulla piacione. Ho in mente i suoi ultimi interventi critici sul vice ministro Visco forse feroci ma come al potere si addice. È stato anche un uomo stoico che ha sopportato una vita di sofferenze senza voltare mai le spalle a una professione coraggiosa.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …

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