Giorgio Bocca: Bush sempre in cerca di nuovi nemici

05 Luglio 2007
Gli uomini neri, i cattivi, quelli che danno fuoco al nostro bene supremo l'automobile, quelli che spaccano le vetrine delle banche, i nemici del genere umano, i vandali tornano all'assalto delle nostre città e i poliziotti in tenuta antiguerriglia fanno muro, stanno schierati nelle vie e nelle piazze pronti a scattare nella carica con manganelli di acciaio e proiettili di gomma. E noi i moderati, le persone ragionevoli, i timorati dell'ordine stiamo davanti alle televisioni per assistere allo spettacolo del law and order, dei servitori dello Stato che rimettono le cose a posto, mettono in fuga i facinorosi, riportano la calma.
È una storia che ho già ascoltato negli anni Venti, i primi della mia vita: tornava mia madre, la maestra, da un viaggio a Torino e mi raccontava dei rossi che insultavano gli ufficiali e strappavano le bandiere, ma poi intervenivano i soldati della brigata Sassari arrivati dalla Sardegna e riportavano l'ordine a legnate e a fucilate.
Da dove arrivano oggi gli uomini neri, i cattivi, i black blok come li chiamano? Da tutta Europa, da tutto il mondo. Attraversano nazioni e continenti, a piedi, in treno, in aereo e dove arriva il presidente americano George Bush arrivano anche loro. Bush e gli uomini neri, i giovani violenti, i nemici dell'ordine, non si incontrano mai direttamente: i governi che ospitano Bush preparano eserciti di poliziotti per proteggerlo, Bush va nei palazzi del potere, in Vaticano, nella ambasciata americana e i cattivi, i teppisti restano fuori nelle strade a prendere le legnate dei poliziotti.
Ma che senso ha questa guerriglia che si ripete in tutte le città del mondo in cui arrivi Bush? Cos'è la furia di tutti questi giovani violenti, perché questo signore texano con la sua bella moglie ben nutrita desta così violente reazioni? È difficile dirlo, è molto difficile dirlo, dato che il signore texano è il nostro fedele alleato dai tempi della Seconda guerra mondiale, lo zio americano che ci ha salvato con il piano Marshall, che ci ha protetto dalla minaccia di Stalin e delle divisioni russe pronte a invaderci e che, anche recentemente, ha messo a posto i serbi di Belgrado bombardando Belgrado e i ponti sul Danubio.
D'accordo noi siamo alleati degli Usa e dobbiamo tener fede all'alleanza e compiacerci con i nostri poliziotti quando liquidano a manganellate la teppaglia anti-americana. Ma questo signor Bush non potrebbe per qualche anno, adesso che è caduto il muro di Berlino, preoccuparsi un po' di più dell'inquinamento e dell'effetto serra e un po' meno della guerra prossima ventura? I potentissimi Stati Uniti, ora che il pericolo sovietico è scomparso, non potrebbero guardare al mondo con minor sospetto?
Eppure il quadro dei rapporti internazionali è pochissimo incoraggiante, la preparazione a una nuova guerra mondiale è evidente, l'intero apparato militare della superpotenza è slittato verso l'Est, e a Est non si vede altro possibile avversario che la Cina, sai che prospettiva incoraggiante preparare la guerra contro un nemico che ha un miliardo di uomini.
Non è così? Le basi tedesche create contro l'Urss sono state in buona parte smobilitate e spostate nelle grandi basi di nuova creazione come nel Kosovo; i sommergibili atomici della Maddalena sono andati in Turchia; una nuova enorme base aerea è sorta nelle steppe Kirghise dell'Asia centrale e in Afghanistan il contatto diretto, il contatto di frontiera, è già raggiunto: una valle afgana confina con una regione cinese in cui si trovano rampe missilistiche.
L'equilibrio delle grandi potenze, si dirà, è sempre stato incerto, e con l'era nucleare è un equilibrio del terrore, ma è difficile, molto difficile, contestare che la visione americana del mondo è decisamente pessimista, che per il Pentagono i potenziali nemici si rinnovano di continuo. Ma è la filosofia dell'antico impero romano e non porta bene.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …