Enrique Vila-Matas: "Pagavo l’affitto alla Duras”

10 Settembre 2007
[…] Vila-Matas è […] un costruttore di labirinti letterari che riguardo al proprio ruolo ha idee piuttosto chiare: ‟Proprio perché la letteratura ci permette di capire la vita, ce ne lascia fuori. E’ duro, ma a volte è la cosa migliore che possa succedere”, scrive nel romanzo Il mal di Montano (Feltrinelli). È un autore complesso, intricato, beffardo, gliene succedono, se diamo retta ai suoi libri, di tutti i colori: per esempio incontrare il libraio più avaro del mondo, come racconta in Il viaggiatore più lento. O affittare per caso (in Parigi non finisce mai) un appartamento di Marguerite Duras nella capitale francese, e diventarne per tutti il beniamino, l’erede letterario: anche se, come ammette, il suo unico contatto era al momento, problematico, di pagare l’affitto. Vila-Matas mescola realtà e finzione in un groviglio inestricabile. Anche lui è molto tradotto all’estero, ovviamente con tirature che non rivaleggiano certo con quelle di Falcones. In compenso è amatissimo dalla critica, dai librai e, si direbbe, da lettori esigenti. Invece - ci racconta in attesa del suo incontro di oggi al Festivaletteratura dedicato al mestiere di scrivere, gli sta capitando qualcosa di strano, da un po’ di tempo a questa parte. ‟Ho trovato persone che amano molto i miei libri. Mi dicono però che sono il loro autore preferito, insieme a Paulo Coehlo. Non ci capisco più nulla”. Uno scrittore raffinato al limite del virtuosismo, e un best seller molto, molto popolare vengono posti sullo stesso piano, diventano quasi intercambiabili. E’ possibile? ‟Se ci aggiunge che in questo momento si vedono nelle liste dei romanzi più venduti Paul Auster o Saramago, Pamuk o Coetzee insieme a Isabel Allende o Coelho, ebbene, la confusione sembra davvero grande”. A questo punto, Vila-Matas non vorrebbe citare Falcones: ‟Non posso parlare male di uno che tra poco sarà nel mio stesso albergo”, scherza. ‟Però è evidente che è la variante spagnola della formula Dan Brown”. E che i due non potrebbero essere più lontani l’uno dall’altro. Che cosa è successo, allora, al lettore? ‟Forse sta leggendo in un modo diverso, forse il suo giudizio non è inappellabile come si tende a credere. Forse non è più da considerare "Santo subito". Dovremmo cominciare a pensare che ci sia una sorta di crisi dei lettori”. Che fa, li maltratta proprio alla loro festa? ‟No, ma credo che uno scrittore ormai ne debba diffidare. Facciamo un esempio tratto dal mondo dell’arte: come è possibile che a tutti piacciano le Meninas di Velazquez? Anzi, che piacciano a quasi tutti? La risposta è in quel quasi, è lì che si annidano i problemi della democrazia. Lì, e nella politica: perché a ben guardare c’è qualcosa che accomuna Vila-Matas e Falcones (oltre agli studi in legge: ma il secondo è diventato avvocato, il primo no): entrambi, insieme con Luis Zafon, altro grande best seller iberico con L’ombra del vento, per non parlare di Javier Cercas, hanno detto ‟no grazie” al Ministero catalano della cultura che, dopo averli esclusi perché scrivono in castigliano - e non appunto in catalano -, era tornato sui suoi passi e li aveva invitati alla Fiera internazionale del libro di Francoforte, dove la Catalogna è Paese ospite. Ne è nata una furiosa polemica, non solo in Spagna, con accuse di localismo miope al governo autonomo, ma ormai il pasticcio è fatto, e i più noti autori di Barcellona non saranno a Francoforte. Vila-Matas le chiude alla sua maniera: ‟Ci andrò, per il mio editore tedesco, una settimana dopo. E racconterà la Fiera quando sarà già conclusa. Potrebbe essere l’inizio di un romanzo”.

Enrique Vila-Matas

Enrique Vila-Matas (Barcellona, 1948) è autore di una vasta, provocatoria e personalissima opera narrativa, insieme intimista e sperimentale, elegante e sfrontata, che include romanzi, racconti, articoli e saggi. Feltrinelli ha …