Giorgio Bocca: I nuovi ricchi fanno massa

03 Ottobre 2007
Primo: il grandissimo parlare che si fa delle mutazioni climatiche è in gran parte falso, contraddittorio, condizionato da interessi economici o di potere. Si era appena chiuso il congresso sulle mutazioni climatiche di Roma, ampiamente ripreso dall'informazione come fonte di indiscutibili verità, che il professor Prodi illustre scienziato del clima lo ha definito privo di ogni valore scientifico.
Vale a dire che in fatto di mutazioni climatiche non abbiamo certezze: se dipendano dagli interventi dell'uomo sull'ambiente, dagli spostamenti dell'asse terrestre, dalle tempeste solari, da misteriosi cicli dei massimi sistemi, dalla esistenza o meno di un Dio creatore. Sappiamo che ci fu un tempo in cui la terra era in gran parte ricoperta di ghiacci o frequentata da dinosauri, poi misteriosamente scomparsi, più calda o più fredda di oggi ma non sappiamo il perché.
E ci sembra di aver capito che questa scienza non solo è impotente a spiegarci chi siamo e cosa ci facciamo in questo mondo, ma è anche facilmente corruttibile e usata per ragioni di lucro, per dire che l'attuale dilagante catastrofismo può avere un effetto propulsivo su alcune industrie della sopravvivenza energetica, le più appetibili dal mercato di massa anche se non le più necessarie. La voglia di guadagno prevale e non c'è nemico peggiore per la salvezza dell'umanità.
Quale è stata la risposta dei grandi Stati, delle grandi economie, alla notizia che i ghiacci dell'artico si stanno sciogliendo e che zone enormi di mari e di terre saranno percorribili, coltivabili, usabili? Un accordo per il miglior uso di queste nuove risorse che si offrono alla umanità? La formazione di una autorità mondiale che pianifichi l'uso di quelle terre e di quei mari senza ricadere negli errori del passato? No la risposta di tutti i paesi confinanti con i mari e le terre artiche è stata la rivendicazione del loro possesso e del loro uso esattamente come al tempo del colonialismo. Perché questa è la tendenza assurda della specie e dei suoi dirigenti da sempre: che tutti fanno a gara per rivendicare i vantaggi del libero mercato fingendo di non sapere, di non vedere, che è proprio esso ad affrettare la fine dell'umanità. Non c'è economista, non c'è politico che non faccia pubblico elogio del mercato, dell'iniziativa privata e che non denunci gli errori e i delitti delle gestioni pubbliche.
La condanna del comunismo pianificatore e pubblico è un assioma, una verità indiscutibile, proprio ora che la necessità di un ordine mondiale, di una preveggenza mondiale sono evidenti. Tutti parlano di globalità facendo finta che si tratti di universalità, di una soluzione buona per tutti mentre in pratica si tratta di un nuovo pesantissimo sfruttamento dei ricchi sui poveri. Certo la vita da ricchi nella libera economia è piacevole come non lo è mai stata nei millenni precedenti: i ricchi possono fare tutto, la loro maggioranza relativa li mette al riparo da ogni rivoluzione, le masse dei nuovi ricchi fanno quadrato per evitare ogni sacrificio e per continuare negli sprechi.
E non c'è governo che non accetti le sue condizioni: tutti devono poter rubare impunemente il bene pubblico, tutti devono poter violare le leggi, tutti devono poter invocare e praticare l'abolizione delle tasse. Nuovi demagoghi arringano il popolo promettendo felici anarchie. Ma questo mondo di Bengodi senza voglia di giustizia e senza preveggenza non può durare.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …