"Sfamiamo l'’Africa con i libri". Uno stralcio del discorso di Doris Lessing per il Nobel

13 Dicembre 2007

Noi siamo in una ‟cultura frammentata”, dove le nostre certezze risalenti solo a qualche decennio fa sono rimesse in discussione e dov’è frequente che i ragazzi e le ragazze che hanno beneficiato di anni di studio sappiano niente del mondo, abbiano letto nulla, non conoscano che un argomento specialistico o un altro, per esempio i computer.

Quel che ci è capitato è un’invenzione incredibile: i computer, Internet e la televisione. Una rivoluzione. Non è certo la prima rivoluzione che noi, la specie umana, affrontiamo. La rivoluzione della stampa, che non è stata soltanto una faccenda di qualche decennio ma è continuata per molto più tempo, ha cambiato la nostra visione del mondo e il nostro modo di pensare. Temerari, l’abbiamo accettata senza riserve, come sempre, senza mai chiederci: ‟Che cosa ci capiterà adesso con questa invenzione della stampa?”. Allo stesso modo non abbiamo mai preso una sola volta il tempo per chiederci: come la metteremo, come il nostro spirito evolverà con la novità di Internet, che ha sedotto tutta una generazione per convertirla alle sue inezie, al punto che perfino le persone più ragionevoli confesseranno che, una volta connessi, per loro è difficile disconnettersi, e che possono farsi trascinare a passare una giornata intera sui blog, a chattare, eccetera.

Anche molto recentemente, tutti quelli che erano un pochettino colti rispettavano il sapere, l’educazione e trattavano dunque anche con rispetto il nostro grande retaggio letterario. Certo, sappiamo che, durante questo stato di grazia, la gente faceva spesso finta di leggere, fingeva di rispettare il sapere, ma è un fatto assodato che i lavoratori e le lavoratrici aspirassero a leggere. Le biblioteche, gli istituti e la facoltà del XVIII e XIX secolo sono lì per dimostrarlo. La lettura, i libri facevano un tempo parte integrante della cultura generale [...]. Se i bambini non sanno leggere, è perché non leggono.

Questa storia la conosciamo tutti. Ma non ne conosciamo la conclusione. Pensiamo al vecchio adagio: ‟La lettura dà pienezza all’uomo”. Dimentichiamo le fandonie sulla sovralimentazione: la lettura permette a un uomo o a una donna di saziarsi, di essere pieno(a) d’informazioni, di storie, di ogni genere di conoscenze. Tuttavia, noi non siamo l’unico popolo al mondo. Non molto tempo fa, ricevetti una telefonata da un’amica che mi diceva di essere andata nello Zimbabwe, in un villaggio la cui popolazione non aveva mangiato da tre giorni ma discuteva di libri e del sistema per procurarsene. D’educazione. Appartengo io stessa a una piccola organizzazione che ha iniziato il progetto di portare i libri nei villaggi. Un gruppo di persone, del resto, era andato sul campo, nello Zimbabwe. Ci ha insegnato che i villaggi, a differenza di quel che si diceva, erano pieni di persone intelligenti, d’insegnanti in pensione, di altri in ferie, di ragazzi in vacanza, di anziani. Avendo io stessa finanziato un piccolo studio su quel che la gente voleva leggere, ho scoperto che i risultati erano comparabili a quelli di uno studio svedese di cui ignoravo l’esistenza. La gente voleva leggere quel che vogliono leggere gli europei, per quanto leggano: romanzi di tutti i generi, science-fiction, poesie, romanzi gialli, testi teatrali, Shakespeare. I manuali, per esempio come aprire un conto corrente, venivano in fondo all’elenco [...].

La nostra piccola organizzazione ha recuperato libri da tutti i posti possibili e immaginabili, ma bisogna sapere che un buon libro tascabile importato dall’Inghilterra costava allora l’equivalente di un mese di stipendio: era prima del regime di terrore instaurato da Mugabe. Oggi, con l’inflazione, arriverebbe all’equivalente di molti anni di stipendio. Ma se si lascia una cassa di libri in un villaggio - non dimentichiamo che c’è una terribile penuria di carburante -, questa cassa sarà accolta dalle lacrime. La biblioteca può consistere in uno scaffale appoggiato sui mattoni sotto un albero. In meno di una settimana, fioriranno dei corsi di alfabetizzazione - quelli che sanno leggere insegneranno a chi non sa - e un corso di educazione civica [...].

Mi piacerebbe che voi vi immaginaste da qualche parte dell’Africa del Sud, in un negozio indiano di una zona povera, in un tempo di grande siccità. La gente, soprattutto donne, fa la coda, munita di ogni tipo di recipiente per l’acqua. Ogni pomeriggio, questo negozio riceve un camion cisterna d’acqua dalla città vicina e gli autoctoni aspettano quest’acqua così preziosa. L’indiano sta con le palme delle mani appoggiate sul bancone; osserva una donna nera china sopra un grosso pacchetto di fogli che ha l’aria di essere stato strappato da un libro. Legge Anna Karenina. Legge lentamente, scandendo le parole sulle labbra. Il libro sembra difficile. È una giovane donna con due bambini piccoli attaccati alle gambe. È incinta. L’indiano è rattristato perché il velo della sua cliente, normalmente bianco, è giallo di polvere. Della polvere copre anche i suoi seni e le sue braccia. Quest’uomo soffe a vedere le file di acquirenti, tutti assetati, ma non ha abbastanza acqua per loro. È in collera perché sa che delle persone muoiono di sete là, dietro le nuvole di polvere [...].

L’uomo è curioso. Domanda alla giovane: ‟Cosa leggi?” ‟Parla della Russia”, risponde lei. ‟Sai dov’è la Russia?” Lo sa a malapena lui. La giovane madre lo guarda bene in faccia con dignità, anche se ha gli occhi arrossati dalla polvere. ‟Ero la migliore della classe. L’ha detto il mio professore che ero la migliore”. La giovane riprende la lettura, vuole finire il paragrafo. L’indiano sposta lo sguardo sui due bambini e allunga il braccio per prendere della Fanta, ma la madre lo ferma decisa: ‟La Fanta mette loro ancora più sete”.

L’indiano sa che non dovrebbe, ma abbassa la mano verso un grande bidone di plastica accanto a lui, dietro il bancone, e versa dell’acqua in due bicchieri che offre ai piccoli. Non gli sfugge che la madre guarda bere i suoi figli leccandosi le labbra, dà anche a lei un bicchiere. Vederla bere gli fa male al cuore, tanto è dolorosamente assetata. Adesso essa gli tende il suo bidone di plastica, che lui riempie d’acqua. La giovane madre e i suoi figli lo osservano attentamente perché non ne sprechi neanche una goccia. Lei si china nuovamente sul suo libro. Il paragrafo la affascina e lei, che già legge lentamente, e lo rilegge...

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Doris Lessing

Doris Lessing (1919-2013) è nata a Kermanshah, in Iran, e ha vissuto fino a trent’anni in Zimbabwe (allora Rhodesia). Nel 1949 si è definitivamente trasferita in Inghilterra. Feltrinelli ha pubblicato: …