Giorgio Bocca: Se Silvio canta la ninna nanna

03 Giugno 2008
Di fascisti in Italia non ce ne sono più. Neppure quelli che fanno il saluto romano, che sventolano bandiere con le svastiche o le croci celtiche. Il presidente della Camera, tempio della democrazia, Gianfranco Fini, ha detto che per lui il 25 aprile partigiano e il 1 maggio rosso sono due giorni fondamentali per la Repubblica. E Fini è un uomo d'onore.
Anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, festeggiato in Campidoglio dai taxisti in camicia nera, è un vero democratico, che rende onore ai martiri delle Fosse Ardeatine.
E Silvio Berlusconi? Beh, lui è il più cambiato di tutti, lo dice anche Adriano Celentano, la "coscienza della nazione", lo dice anche il governatore della Campania, Antonio Bassolino se non ci aiuta lui - dice - Napoli affonda.
I vincitori, com'è noto, sono persone fortunate, a cui il successo moltiplica le virtù e le seduzioni. Solo un regista matto può pensare che Silvio sia sempre un Caimano, per Celentano e per gli uomini di buona volontà è un altro, irriconoscibile, modestissimo nelle pretese, generoso con gli avversari. Davvero?
Noi, sui fascisti non più fascisti e sul Caimano diventato agnello, conserviamo gli antichi dubbi. In che cosa è cambiato Berlusconi? Nella capacità di sedurre nemici e concorrenti? Il primo aneddoto che mi raccontò, quando lo conobbi, fu che durante un viaggio in ferrovia da Roma a Milano, riconobbe nel signore seduto davanti a lui il politico più ostile a concedergli le licenze per le sue televisioni: "Ebbene - mi disse - quando arrivammo a Milano, era d'accordo con me su tutto".
Due settimane fa Eugenio Scalfari ha cercato di spiegarlo a ‟Che tempo che fa”: "Berlusconi è uno che mente in continuazione, senza complessi e pentimenti. Solo che alle sue menzogne crede profondamente, con una tenacia e una determinazione incredibili".
Quando lavorai per qualche tempo nelle televisioni di Berlusconi, e lo difesi nei giorni in cui le avevano oscurate, Eugenio disse bonariamente: "Giorgio, sei innamorato di Berlusconi". Per fortuna gli amori passano. Oggi dovrebbe essere facile capire che Berlusconi è cambiato come cambiano i vincitori e come cambia la loro generosità strumentale: oggi è meglio governare cooptando o, se preferite, corrompendo, piuttosto che uccidendo o imprigionando.
I consumi di massa non permettono più le semplificazioni della ferocia, gli internati e i fucilati non comprano automobili o telefonini, le polizie costano, le carceri sono insufficienti. Meglio addormentare che uccidere. Meglio drogare dolcemente che seviziare. Ma la tentazione autoritaria resta, ed è meno resistibile.
Questo fascismo, a parole non più fascista, questa democrazia universale, dove è sparita la lotta di classe, e dove il limbo dei call center permette a tutti di immaginarsi ricchi e sazi, i problemi li lascia irrisolti. Con il fascismo buono, democratico, liberale, l'antifascismo non ha più senso, è una retorica fastidiosa, che Berlusconi e i suoi sorvolano, cambiando registro. A qualcuno pare che basti.
Ma guardiamoci attorno, guardiamo cos'è quest'Italia pacificata dai benpensanti, e vedremo che questa pacificazione è in realtà l'accettazione del peggio. Berlusconi fa il suo mestiere di uomo di potere, ha capito che la sola politica che possa aprirgli le porte del Quirinale è l'accordo di comodo. Ma vien voglia di ricordare il poeta: "Oh non per questo dal fatal di Quarto..."

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …