Giorgio Bocca: Quel che il Papa non vede

23 Giugno 2008
Il bacio della mano del papa è un segno di sottomissione al potere ecclesiastico? Il presidente del consiglio Berlusconi, il liberale cavouriano del ‟libera chiesa in libero Stato”, il custode della Costituzione repubblicana laica, il bacio della mano l'ha fatto due volte, per le televisioni, unificate come non mai al servizio dei grandi poteri, e il reciproco compiacimento è stato evidente: il papa tedesco sorrideva e irraggiava soddisfazione.
I cronisti vaticani hanno notato che le sedie dei due erano state messe di traverso. Accanto e non dietro il tavolo, quasi preparate all'evenienza di un abbraccio. Il papa ha colto l'occasione della visita di Berlusconi per dichiarare urbis et orbis che in Italia "c'è un'aria nuova, di pace sociale e di rinata speranza".
Dove vive questo papa? In quale beato isolamento? Non lo sa che il paese Italia, come ha detto Giorgio Ruffolo, non è mai stato "così lontano dalla unificazione economica e politica, così amaramente lontano e frustrato?". E che un presidente della Regione siciliana ha aggiunto: "Siamo ormai vicini al punto di non ritorno, i nostri problemi pongono in questione la stessa democrazia". La rete delle parrocchie, presente nell'Italia intera come le stazioni dei carabinieri, non funziona più, non riesce più a informare le superiori gerarchie della situazione reale del Paese?
Il santo padre non sa che la criminalità organizzata, mafia, camorra, 'ndrangheta è uscita allo scoperto, fronteggia e ricatta uno Stato debole?
Ci sono due potentati italiani che ostentano un gran ottimismo e che scommettono sul successo di questo governo, che francamente non riusciamo a capire: la chiesa di papa Ratzinger e la Confindustria. La chiesa che dà il suo pieno appoggio a un governo moderato di centrodestra, e i giovani confindustriali, che con la loro presidentessa, Emma Marcegaglia, accolgono Berlusconi quasi con tripudio, "Silvio, Silvio", come a ricompensarlo delle sue dichiarazioni di solidarietà corporativa: "Il vostro programma è il mio programma".
Ci sono due modi di affrontare i tempi difficili: quello churchilliano di dire ai cittadini che li attendono lacrime e sangue, e quello italiano di invocare un uomo della provvidenza. Che cosa vuole la chiesa? Risolvere i suoi problemi gravissimi facendosi ripianare i debiti da un governo amico? E cosa spera il governo? Di superare, grazie all'appoggio della chiesa, le terribili difficoltà di governare l'Italia e il mondo? La chiesa non sa che un ritorno al concilio di Trento e alla controriforma sarebbe esiziale per la sua unità? Il governo degli industriali non sa che il globalismo capitalista dei ricchi sempre più ricchi e dei poveri sempre più poveri porta a nuove guerre e alla fame di molti?
Persino nell'America del re dollaro sta crescendo la voglia del mutamento, la necessità di trovare nuove forme sociali, nuovi e meno pazzeschi modi di accumulare e distribuire. Tutto indica, anche per il nostro Paese, soprattutto per il nostro Paese, la necessità di arrivare a un ‟socialismo della sopravvivenza”, cioè a un modo ragionevole, moderno di rispondere ai bisogni dell'umanità, il liberal-socialismo che cercherà di far convivere i bisogni fisici dell'uomo con i suoi diritti. E allora, che senso ha plaudire ad alleanze conservatrici, a dittature morbide, pur di tirare avanti verso il prossimo, prevedibile disastro?

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …