Giorgio Bocca: Perchè vince la destra

01 Dicembre 2008
Un'onda lunga di destra dilaga per l'Europa. Votano a destra austriaci, tedeschi, inglesi, e in Italia, dove la destra è maggioranza ormai stabile, già pensano a prendersi anche la presidenza della Repubblica. Dovunque risorgono movimenti fascisti o razzisti, dovunque i tentativi di arrivare a società comuniste o socialiste sono falliti o deviati al punto, vedi in Russia o in Cina, da apparire irriconoscibili.
La forza oscura ma vincente di questo ritorno ai desideri e agli egoismi irrazionali spiega perché Berlusconi indichi nella pazzia il motore del progresso. Certo la storia umana sta sotto il segno, se non delle pazzie, della irresponsabilità. È stata forse razionale, responsabile, la crescita demografica continua, benedetta dal precetto divino del ‟crescete e moltiplicatevi” o le conquiste ed esplorazioni senza fine scambiate per scoperta del paradiso terrestre? E cosa è un progresso che ormai sfiora di continuo l'autodistruzione?
L'onda lunga della destra non offre soluzioni credibili alle paure e alle inquietudini umane, offre qualcosa di più attuale e micidiale, offre un'illusione ai ricchi e ai forti di poter controllare i pericoli presenti e prossimi sacrificando i poveri e deboli. Nel mondo sono riprese le grandi emigrazioni dei poveri verso le terre dei ricchi. La destra che sale in tutti i paesi ricchi è divisa fra la paura dei nuovi arrivati e il bisogno che ne ha per i lavori più duri e sgradevoli.
Nel secolo borghese le grandi potenze europee pensarono di aver risolto questa contraddizione con il colonialismo: l'immigrazione dei poveri veniva disciplinata o impedita, i padroni delle conoscenze, delle tecniche, delle armi producevano le merci di valore e le vendevano ai poveri in cambio del lavoro e di materie prime. Questa spartizione del mondo fu portata ai suoi estremi dal nazismo come schiavitù razzista.
Oggi la crescita della destra non è più sotto il segno dell'imperialismo, ma sotto quello dell'Occidente assediato, non più offensivo ma difensivo. Una scelta di breve periodo ma reale, attuale. I posti buoni su questa Terra non sono molti, pochi quelli dove scorrono i fiumi biblici del latte e del miele. E siccome la paura come si sa è una cattiva consigliera, la destra dei ricchi e dei forti conquista anche quelli che non lo sono, ma pensano di esserlo.
Mi ha molto impressionato, molto colpito per la sua evidente irrazionalità, il coming out, la confessione fascista di un noto calciatore del Milan, che ha spiegato la sua nostalgia con delle motivazioni immaginarie, inesistenti e comunque irripetibili, del fascismo come età dell'ordine e della felice coesistenza tra partito unico, patria, religione. Non lo sa il bravo portiere Christian Abbiati che la soluzione coloniale del fascismo oggi è impossibile, che l'ordine pubblico fascista era uno Stato di polizia oggi inaccettabile e che tutto ebbe il suo prezzo spaventoso con la sconfitta in un'assurda guerra di conquista?
Ma il non sapere, diffuso in tutti i movimenti politici, è dominante in quelli della nostalgia e della conservazione estrema, i quali proprio per queste loro manchevolezze, per questi difetti hanno fortuna tra quanti preferiscono i sogni alla realtà. Il bravo calciatore crede di poter essere un fascista non razzista e non conquistatore, vale a dire inesistente. Perché l'esistenza e la persistenza dei fascismi è proprio quella di credere nella religione dei più forti e nella sconfitta dei più deboli; anche se questa è la legge della giungla indegna di creature nate ‟per seguir virtute e conoscenza”.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …