Giorgio Bocca: Se lo scandalo non fa notizia

07 Agosto 2009
Gli uomini di potere, conservatori, ma anche riformisti, preoccupati del bene pubblico, dicono, invocano la fine ‟della stagione dell'odio”, dello scontro sociale, cioè della lotta di classe senza cui saremmo ancora al feudo e alla servitù della gleba. Sarebbe bene che spiegassero di chi parlano. Degli uomini in genere o di noi italiani?
Certamente non dei primi, visto che gli europei cristiani e civili stanno rispedendo a sicura fame e probabile morte i poveracci che cercano scampo da noi, che i cinesi ammazzano i sudditi in cerca di libertà, gli americani sono in armi in tutti gli angoli del mondo. Di noi italiani farebbero bene a non parlare almeno dei nuovi razzisti che vorrebbero instaurare la separazione razziale sui tram. Ma restiamo ai patetici appelli alla union sacrée. Che cosa è per noi italiani la democrazia? È il bene sociale e civile per cui abbiamo fatto la guerra civile o di liberazione, con 30 mila morti, più di 100 mila feriti e grandissima sofferenza? Se così è, e se è vero che siamo uomini liberi, democratici, perché mai dovremmo sopportare senza muover un dito che questo bene venga giorno dopo giorno insidiato, svuotato, corrotto? Se la democrazia è il sistema politico delle libertà e dei reciproci controlli, perché mai dovremmo fraternamente abbracciare quanti indefessamente operano per privarcene?
Chiudiamo la stagione dell'odio, si sente dire da più parti. D'accordo, ma la stagione della corruzione imperante, delle mafie in espansione, della corsa al vitello d'oro, del rifiuto di ogni regola etica, questa stagione non la chiudiamo mai? Dite che esagero? Forse siamo scesi a un punto così basso della pubblica coscienza che il peggiore degli scandali non fa più scandalo.
Per esempio, la notizia recente che la stragrande maggioranza degli italiani denuncia un reddito annuo inferiore ai 25 mila euro e che non più del 2 per cento degli italiani dice di superare i 200 mila euro annui. E con questa civiltà fiscale che si fa un paese moderno? Abbracciamoci pure e rotoliamoci pure soddisfatti nella nostra anarchia servile. Nelle province della Italia ricca e soi disant civile, nelle provincie lombarde decine di amministrazioni comunali sono state denunciate per complicità nella truffa dei semafori taroccati, truccati dove il segnale giallo era ridotto al minimo per moltiplicare le multe. E nell'Abruzzo terremotato a cui abbiamo dato prova di civile solidarietà, metà degli edifici sono crollati perché gli impresari edili avevano messo sabbia marina nel calcestruzzo.
La cementificazione del territorio procede a ritmi folli, il terreno agricolo viene divorato ogni anno quanto più si parla di fame nel mondo e chi partecipa alle speculazioni? I comuni, le pubbliche amministrazioni che pur di fare cassa offrono sconti e facilitazioni, per far crescere metropoli come la Roma delle periferie abbandonate a sé e degli stupri, priva di vigilanza e di servizi.
E insieme alla scomparsa di una vigilante opinione pubblica scompare anche la difesa della democrazia, la difesa della libertà. Nel paese dove il partito di maggioranza si vanta di essere il partito della libertà. Una libertà che è l'equivalente della falsa concordia nazionale, che in pratica vuol dire la libertà dei ricchi e potenti di fare ciò che vogliono.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …