Giorgio Bocca: Il paese delle fiction

07 Settembre 2009
Storie mirabolanti del paese delle fiction. Se il capo del governo deve informare i cittadini su fatti e scandali della sua politica e della sua vita pubblica e privata, che fa? Va in Parlamento e si rivolge ai rappresentanti del popolo italiano? Oppure si presenta a una conferenza stampa, o si rivolge ai grandi quotidiani o alle televisioni?
No. Convoca un suo dipendente, il direttore del settimanale ‟Chi”, un giornale di gossip del tipo ‟Sorrisi e Canzoni”, e sul suo house organ, molto diffuso nella fascia della prima alfabetizzazione, si racconta come in una fiction: non il Barbablù che dicono i suoi nemici, ma un buon padre di famiglia amatissimo da figli e nipoti in attesa di cospicua eredità che sperano distribuita in un modo equo come ha precisato una delle figlie.
E che succede nel paese delle fiction? Che la detta pubblicazione viene considerata una gaffe di nababbo convinto che tutto gli sia permesso dalla ricchezza, una gaffe magari da ignorare? No, tutti i giornali e le televisioni italici riprendono ampiamente questo ultimo esempio di giornalismo ‟verissimo”, quanto a dire inventato o manipolato, perché nell'era del capitalismo globale tutto ciò che fa soldi va adottato e imitato.
Il verissimo della saga familiare berlusconiana non è una eccezione, un capriccio sultanesco, ma la norma. Tutto in economia, in politica nel regno di Silvio diventa fiction: una favola, uno spettacolo, una promozione, una propaganda, una scommessa in cui molti vivono beati e altrettanti attendono il momento del risveglio non si sa se comico o drammatico.
Quasi quasi gli italiani a questo verissimo si sono abituati a giudicare dalla accettazione supina di ogni notizia o favola utili al sultano. Ecco un breve elenco di come le intenzioni di Silvio si mutino in verità indiscutibili: il nostro premier usa con disinvoltura suprema le sue relazioni con i grandi della politica internazionale. L'amicizia (ma che genere di amicizia è mai possibile fra capi di governo?) con Putin lo autorizza a dire che la guerra tra Russia e Georgia è finita grazie ai suoi buoni uffici. Figuriamoci trattandosi di Stati pronti a sterminarsi a vicenda. Si mette la prima pietra del gasdotto fra la Russia, la Turchia e l'Europa, risultato di lunghe e difficili trattative tra Mosca e Ankara? Salta subito su il misirizzi italiano che si fa invitare all'inaugurazione per dire che il merito è suo. L'America di Obama esce dalla guerra fredda di Bush e va con il suo presidente al Cremlino? Come tacere che è stato Silvio il buon consigliere?
In politica interna la fiction regna sovrana fino ai più inverosimili futuribili. Adesso il signore di Arcore ha solennemente promesso che prima di morire sconfiggerà la Mafia - proposito ardito e generoso ma strabiliante dato che sotto il suo governo le mafie si sono estese all'intero paese, hanno le principali basi di operazione nel Milanese o nel dolce Veneto e che una notevole fetta della classe politica in Sicilia, in Calabria, in Campania e su su fino al Piemonte o alla Lombardia è infiltrata da mafiosi!
Attento Silvio! Forse qualcuno di noi ci crede ai tuoi miracolosi interventi fra le grandi potenze e i loro reggitori, ma debellare la Mafia! Mettere fine a un compromesso fra criminalità organizzata e politica che ha prodotto compromessi altrove inconcepibili: come il presidente della Corte di Cassazione che al principio del secolo riceveva in casa sua con tutti gli onori il capo della onorata società indicandolo in una pubblicazione giuridica alla pubblica riconoscenza.

Giorgio Bocca

Giorgio Bocca (Cuneo, 1920 - Milano, 2011) è stato tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Ha ricevuto il premio Ilaria Alpi alla carriera nel 2008. Feltrinelli ha pubblicato …