Governare il mondo. L'economia come linguaggio della politica nell'Europa del Settecento

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Il volume intende offrire una riflessione storica focalizzata sull’interazione tra economia e politica, di fronte agli interrogativi che oggi ci si pone sull’Europa, sulle sue matrici culturali e sulla sua identità.
Un modo europeo di fare storia dell’Europa, considerata come un’unità nella diversità degli stati che la compongono, ha un imprescindibile punto di partenza nel Settecento, il secolo dell’Europa cosmopolita, il cui elemento costitutivo fu la diversità dei caratteri nazionali, l’Europa eurocentrica rispetto al resto del mondo, ma anche l’Europa dello spirito del commercio e dell’emulazione tra le nazioni, che concepiva l’economia come armonizzazione di opposti interessi, l’Europa di Adam Smith e della Ricchezza delle nazioni.
Il Settecento fu il secolo in cui l’economia si fece scienza con François Quesnay e la fisiocrazia e diventò il nuovo linguaggio della politica. La circolazione delle idee e dei testi permise di mettere a punto gli strumenti per l’attuazione delle politiche di riforme degli stati europei, che intaccarono profondamente la struttura stessa delle società tradizionali. Fu il secolo che in nome della libertà economica e dell’individuo forgiò il linguaggio dei diritti, propagato dalla Rivoluzione francese in tutta l’Europa.
Un gruppo di studiosi italiani di formazione storica ed economica, che collabora da anni su questi temi, in contatto con ricercatori di diversi paesi europei e di diverse generazioni, che qui si incontrano, presentano ora i loro contributi, ponendosi nel cuore degli studi attuali sulla lettura politica delle idee economiche nel Settecento.
Il nesso economia-politica che informa il volume intende inoltre porre la riflessione sulle idee economiche che discutono temi, oggi centrali nel dibattito culturale e storiografico. Su di essi sono organizzate le tre sezioni, in cui sono raggruppati i contributi. Il valore ermeneutico del linguaggio nelle analisi delle categorie della politica è affrontato dalla prospettiva del discorso economico, su un arco di temi che va dalle raffigurazioni del linguaggio matematico dell’economia in Cantillon e Quesnay, al plasmarsi del termine ‟economia politica” attraverso le traduzioni, all’emergere delle nozioni di lusso e consumo nei dizionari, specchi di una realtà sociale ed economica in movimento, sino alle insidie di una scrittura economica, solo apparentemente facile, in Jean-Baptiste Say. I quesiti e le risposte che provennero dalla riflessione sull’economia alla realtà delle colonie e al trasformarsi degli imperi, in un mondo in cui l’accesso a nuovi mercati e la rivoluzione dei consumi finì per segnare i tempi della politica, rendono il contributo che viene dallo studio delle idee economiche centrale nelle ricerche attuali sulla storia degli imperi nell’età moderna, sul mondo atlantico e sulle origini di una realtà economica globalizzata. Le strategie dello sviluppo economico nell’America spagnola, e l’improduttività della schiavitù nella teoria economica della Fisiocrazia, in nome della libertà dell’economia e del lavoro, sono solo alcuni dei temi qui affrontati. Il rapporto tra economia e repubblica, come discorso sul bene collettivo e matrice della modernità, in opposizione a un’origine classica dell’idea di repubblica, filtrata attraverso il linguaggio dell’umanesimo civile italiano, come chiave interpretativa del pensiero politico della storia dell’Europa, è ormai da decenni al cuore della riflessione storica, non estranea anche all’intenzione di collocare in una tradizione conservatrice o in una tradizione rivoluzionaria le matrici della cultura politica europea. Il valore repubblicano, in termini di libertà ed eguaglianza di opportunità, che provenne dal discorso sull’economia nel Settecento, in un contesto internazionale, è offerto in questo volume da prospettive nazionali diverse: le discussioni sul futuro commerciale dell’Olanda, la ricerca di Ginevra di una collocazione nell’equilibrio tra piccoli e grandi stati commerciali, le riflessioni fisiocratiche sulle potenzialità di una nuova repubblica come gli Stati Uniti, un inedito filone di repubblicanesimo spagnolo in rapporto all’economia politica.
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