Infiniti peccati

di Richard Ford

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L'uomo è condannato alla solitudine? Leggendo Ford sembra proprio di sì, con tutte le mogli e i mariti separati che si incontrano nei suoi libri. I più saggi sembrano essere spesso i ragazzi, i figli di queste coppie, adolescenti malinconici che, abbandonati a se stessi, si organizzano, si danno da fare, cercano di tenere in piedi la baracca e osservano i disastri degli adulti con uno sguardo freddo e crudele. Gli ‟infiniti peccati” sono generati dalla nostra incapacità di essere fedeli, affettuosi, sinceri, pazienti, onesti, appassionati, di essere veramente attenti e vicini alle persone che desideriamo o a quelle che dovremmo semplicemente amare. E, fra i tanti peccati, sembra spiccarne uno che, in fondo, non è neppure una consapevole colpa: la piccolezza del nostro essere uomini davanti a un sentimento così grande come l'amore, la meschinità della nostra vita reale rispetto ai sogni che la ispirano, l'avarizia, la grettezza e la miseria dei nostri rapporti con gli altri. Non siamo capaci di stare insieme, dice Ford. Il nostro interesse è superficiale, le nostre motivazioni sono spesso ridicole; incostanza e tradimento dominano le nostre relazioni e la vita in comune è così fragile che basta alterare un piccolo dettaglio per cambiare tutto. Dieci racconti, infinitamente densi e ricchi, sull'amore e i drammi provocati dalla nostra inettitudine ad aver cura di questo sentimento.

‟Mentre andavano a cena dai Nicholson – per la prima volta dopo qualche tempo – Marjorie Reeves disse a suo marito Steven Reeves che l'anno precedente aveva avuto una storia con George Nicholson (il padrone di casa), ma che ormai era tutto finito e sperava che lui – Steven – non si arrabbiasse troppo e riuscisse a metterci una pietra sopra.”

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Richard Ford

Richard Ford, nato nel 1944 a Jackson (Mississippi), è considerato uno dei più grandi scrittori americani contemporanei. Con Il giorno dell’Indipendenza (1995; Feltrinelli, 1996) ha vinto i due premi più prestigiosi …

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Peccati, adulteri e... intervista a Richard Ford

Peccati, adulteri e... intervista a Richard Ford

East Boothbay, Maine
Qualche anno fa Richard Ford ha confessato di aver cominciato a scrivere romanzi perché non riusciva a trovare un editore per i suoi racconti. L'apprezzamento, e la conseguente pubblicazione delle sue storie brevi arrivarono grazie all'intuizione degli editor del New Yorker, e del Paris Review, i quali lo trasformarono in breve tempo in un autore di culto valorizzando al meglio il suo talento narrativo. Negli ultimi quindici anni Ford, che sarà al Festivaletteratura di Mantova venerdì 6, ha alternato cinque romanzi a due raccolte di racconti, confermando di essere il "classico americano" di cui parlò il New York Times quando vinse - unico nella storia della letteratura statunitense - sia il Pulitzer che il Pen/Faulkner con Il giorno dell'indipendenza. Il suo ultimo libro Infiniti peccati, in uscita in Italia presso Feltrinelli (pagg.264, euro17), è una raccolta di racconti in cui usa un tono che mescola un umorismo dimesso ad una malinconia venata di rimpianto... "L'ironia è una delle poche risorse abbiamo di fronte alla fragilità che constatiamo quotidianamente nelle nostre vite" mi dice con un sorriso "e forse anch'essa è una forma di risposta morale".