Richard Ford

Richard Ford, nato nel 1944 a Jackson (Mississippi), è considerato uno dei più grandi scrittori americani contemporanei. Con Il giorno dell’Indipendenza (1995; Feltrinelli, 1996) ha vinto i due premi più prestigiosi d’America, il Pen/Faulkner Award e il Pulitzer Prize. Feltrinelli ha pubblicato anche: Rock Springs (1989), Incendi (1991), Sportswriter (1992), Il donnaiolo (1993), Donne e uomini (2001), Infiniti peccati (2002), Lo stato delle cose (2008), Canada (2013), premio Femina 2013, Tutto potrebbe andare molto peggio (2015), finalista al premio Pulitzer 2015, Tra loro (2017) e Scusate il disturbo (2021). Nel 2016 gli è stato conferito il Premio Principessa delle Asturie per la Letteratura.

Richard Ford
Festival Pordenonelegge 18-22 settembre. Gli autori Feltrinelli presenti

Festival Pordenonelegge 18-22 settembre. Gli autori Feltrinelli presenti

Gli autori e le autrici del polo editoriale Feltrinelli tornano a Pordenone per la venticinquesima edizione del Festival Pordenonelegge. Giangiacomo Feltrinelli editore e Feltrinelli Gramma saranno le case editrici ospiti durante le cinque giornate del festival.

Il Malaparte 2018 a Richard Ford

Per i suoi ventuno anni, il Premio Malaparte si è regalato un autore americano: Richard Ford.

Richard Ford: Il fallimento della mia generazione

Gli americani hanno preferito l’incognita a ciò che conoscevano bene. Sapendo che il presidente dovrà affrontare il nostro lungo incubo nazionale: una guerra illegale, l’economia al tracollo, l’assistenza sanitaria negata, il saccheggio dell’ambiente.

Cacciatore di parole. Incontro con Richard Ford

‟Ho lottato e vinto contro la dislessia, ora nei miei libri inseguo la musica della lingua”. Richard Ford sul significato della scrittura, sull’amicizia con Carver e su molto altro ancora....

Richard Ford: Il prezzo alto delle case

Un testo inedito di Richard Ford, letto dall’autore al Festival delle Letterature di Massenzio. Il protagonista è un agente immobiliare americano che vive ad Haddam, una zona dove il mercato delle case era letteralmente impazzito…

Richard Ford: New Orleans. La mia città persa per sempre

New Orleans è il luogo dove finisce il terreno solido e comincia l’appoggio instabile. Un certo tipo di persone ama un posto del genere. Un certo tipo di persone vuole andarci e non andarsene mai. Dalle rovine rinascerà un posto nuovo.

Richard Ford: Che cosa chiede l'Europa all'America di Kerry

Tutti i miei amici nel Regno Unito e in Irlanda mi hanno fatto la stessa domanda: "Secondo te davvero potrebbe vincere Kerry?", mi ha chiesto una metà di loro, Secondo te davvero potrebbe vincere Bush?" chiedevano parecchi altri.

Richard Ford: Così America ti guardo dopo gli anni bui

Qui negli Stati Uniti, attaccati e intrappolati come siamo da crescenti parossismi di vendetta e di scarsa confidenza in noi stessi, non ci occorre davvero il meteorologo per capire da che parte spira il vento. Venti variabili per noi.

Richard Ford: Nati in Mississippi o in Pakistan siamo tutti veri americani

Non ricordo quando mi sono reso conto per la prima volta d'essere americano. Ho giurato fedeltà alla bandiera a 6 anni; a 18 mi sono registrato per la leva; a 20 mi sono arruolato nei Marines.
Intervista a Richard Ford sul suo nuovo romanzo

Intervista a Richard Ford sul suo nuovo romanzo

Da quando ha acquistato una casa nei dintorni di New York, Richard Ford frequenta anche le strade della metropoli, ma nel suo modo di presentarsi, ragionare, parlare e persino di vestire, non c’è nulla che non evidenzi il suo amore, e prima ancora la necessità, dei grandi spazi. In occasione dell’uscita americana del suo ultimo romanzo The Lay of the land, accolto da ottime recensioni e un’impressionante eco mediatica, si è fatto ritrarre sulla copertina del ‟New York Times Books Review” con un cane in braccio e un altro ai suoi piedi, e quando lo incontro a Manhattan indossa una giacca da caccia e gli scarponi che utilizza per le lunghe passeggiate intorno alla sua casa del Maine. Il romanzo, che uscirà in Italia presso Feltrinelli, ha ancora una volta per protagonista Frank Bascombe, il personaggio al centro di Sportswriter e Il giorno dell’indipendenza, il libro con il quale vinse il premio Pulitzer (entrambi i romanzi sono pubblicati da Feltrinelli), ritratto questa volta all’inizio dell’autunno della sua vita: ha cominciato da poco a curarsi per un tumore alla prostata, è stato lasciato dalla seconda moglie Sally ed è costretto a dedicare rinnovate energie alla sua attività professionale di agente immobiliare in un mondo che stenta a riconoscere. La vicenda è ambientata nel New Jersey durante la Festa del Ringraziamento del 2000, con il paese politicamente nel caos per via dello stallo dei risultati elettorali del duello Bush-Gore, e vede Frank festeggiare insieme alla sua prima moglie Ann e i due figli Paul e Clarissa. ‟È una famiglia che si ricompone in maniera estremamente fragile”, spiega dopo essersi soffermato a raccontare della bellezza dei colori delle montagne nel periodo del cosiddetto foliage, ‟e si ricompone in realtà in maniera del tutto occasionale e superficiale. Più che un valore la famiglia appare come un rifugio provvisorio. E il mio protagonista, sconsolatamente, se ne accorge”.

‟La casa come sede del mondo interiore”. Colloquio con Richard Ford

Richard Ford, ospite del Festival Letterature di Roma, parla di ‟Famiglie e disagi d'America” e del suo nuovo romanzo The lay of the land, che uscirà in Italia nel 2007.
"Sto rivedendo le bozze del mio nuovo libro. È la storia di un uomo che fa parte di una famiglia, ambientata prima dell'11 settembre e di altri disastri dell'America. Scrivere della vita spirituale americana alla fine del XX secolo è una sfida ma è importante. Questo mio nuovo libro mi sembra persino divertente”.

La quotidianità non è una monade: intervista a Richard Ford

Con il suo Giorno dell'indipendenza ha vinto nel '96 il Premio Pulitzer per la narrativa. Nulla a che vedere con il titolo del film omonimo. Ford scrive da sempre di vita quotidiana e l'indipendenza per lui è un tema innanzitutto individuale. Ma lo sfondo della società americana è inconfondibile. Considera Carver, di cui è stato buon amico, uno dei suoi maestri. I problemi dei suoi personaggi possono essere moltiplicati per alcuni milioni e diventare questioni sociali, come quello della difficoltà delle relazioni, delle separazioni, dei divorzi, dei riflessi sulla vita dei figli: un tema che percorre come un filo rosso i suoi romanzi e le raccolte di racconti. Al festival della letteratura di Mantova, dove era con la donna con cui è sposato da 38 anni, ho provato a intervistarlo in una piccola piazza con traffico scarso, con lo sfondo della gente sul corso, quella gente comune che è la protagonista dei suoi libri. Impossibile. Ogni minimo rumore gli impediva di concentrarsi, gli rubava i pensieri. Il suo parlare è troppo denso, la costruzione del discorso sembra più europea che Americana, nessuna semplificazione. Abbiamo ripiegato su luoghi del centro un po' più isolati e solitari: è il tipo di luogo che lo aiuta a pensare, come a scrivere. Lui del resto vive in campagna, lontano dalla vita urbana di cui racconta e da quella New Orleans che la moglie ha, per professione, il compito di "ordinare", essendo responsabile dell'organizzazione dei servizi della città. Tra uno spostamento e l'altro alla ricerca del silenzio e della concentrazione, con suoni urbani che interrompevano il suo percorso logico, e quasi creavano situazioni da gag, l'intervista ha potuto trovare un suo filo, a partire, naturalmente, dalla vita quotidiana.