"Il neoliberismo ha una precisa politica di controllo
sociale: l'esclusione. I poveri, gli uomini e le donne espulsi dal mercato del
lavoro vanno tolti dalla vista e relegati ai margini. Questo, anche se in misura
minore, accadeva anche nel passato. Il ghetto, gli slums erano territori dove il
sottoproletariato era condannato a vivere. Ora, il modello emergente di
controllo sociale è semplicemente il carcere, niente altro che il
carcere". Un'affermazione perentoria, quella di Loïc Wacquant, a Roma in
questi giorni per alcuni incontri incentrati sull'analisi delle nuove forme di
"controllo sociale". Allievo di Pierre Bourdieu, Loïc Wacquant è
considerato un esperto del "sistema penale", qualifica che, come ha
precisato più volte, gli sta stretta, perché si considera uno studioso della
società. Lasciata Parigi, ha preso a girovagare negli Stati uniti arrivando ad
insegnare alla University of California a Berkeley, senza lasciare però la
cattedra al Collège de France. La pubblicazione del suo primo libro - Parola
d'ordine: Tolleranza zero - è da considerare il primo di una serie di
saggi, interventi, relazioni sulla "trasformazione dello stato penale nella
società neoliberale".