L’accusa di «statalismo» con la quale la Ue ha bocciato il famoso decreto salva-calcio, quella, per l’Italia berlusconiana, è un incancellabile marchio d’infamia. Sì, statalista. Proprio così.
Con il verdetto della Cassazione, che non lascia margini all’incertezza, cala definitivamente il sipario su una delle più drammatiche vicende italiane che ha visto protagonista il più rappresentativo dei nostri uomini politici: Giulio Andreotti.
Intervista a Berezovskij, oligarca in esilio a Londra, che denuncia la svolta autoritaria di Mosca. ‟L'America ha chiuso gli occhi sui massacri in Cecenia, sulle elezioni truccate, sulle persecuzioni, in cambio dell'appoggio alla guerra in Iraq ”
Nel mondo onirico di Fellini i seni prevalevano sui volti e la religione per lui si confondeva con la sensualità. La sua capacità seduttiva di raccontare le storie somigliava al modo di comporre i frammenti di ciò che aveva sognato.
Franco Gabrielli è un giovane dirigente: a 43 anni coordina l’ufficio della Digos di Roma, che tanta parte ha avuto, insieme coi colleghi di Bologna e Firenze e degli specialisti dell’antiterrorismo nell’individuazione e nella cattura del gruppo di fuoco.
Il ‟colpevole” liquidò come inesistente l'olocausto dei contadini massacrati in Russia 70 anni fa. Il ‟caso” del '32 riguarda Walter Duranty corrispondent del ‟New York Times” nella Mosca di Stalin. E' in gioco il ruolo dell'Ucraina, esclusa dall’Europa.
Così stando le cose l’unico problema serio di questa avventura è come uscirne, come trovare il modo di tornare a casa. Il resto sono solamente chiacchiere.
Una nave con 450 turisti ammalati respinta da tre porti. I passeggeri confinati nelle cabine per evitare al virus di diffondersi. Le telefonate da bordo: ‟è come su un battello fantasma”.
Era venuto da Torino, per discutere i tempi e i modi dell’insurrezione e un ultimo disperato e sgangherato tentativo delle Brigate nere d’attaccarci gli diede l’occasione di partecipare direttamente a una battaglia partigiana.
Scrive Dostoevskij in Ricordi dal sottosuolo: "In quel momento mi si presentò con assoluta chiarezza, assurda e schifosa come un ragno, l'immagine della depravazione che senza amore comincia direttamente da ciò che solitamente corona il vero amore"
«È impossibile! Dio non può accettarlo!», implora da Bagdad Huda Abled-Jabbar, sconvolto per i 40 morti e i quasi 300 feriti che, lunedì nella capitale irachena e ieri a Falluja, hanno funestato il Ramadan, festa sacra dei musulmani.
I paesi terzi si rimettono a cercare una loro strada: stavolta però non percorrono l'utopia di una rivoluzione politica, ma la concreta, modesta e, in prospettiva assai più efficace, via dell'intesa economica.
Colpendo l’albergo dove risiedeva il viceministro della Difesa americano Paul Wolfowitz la guerriglia irachena ha provato a conquistare lo scalpo del più fiero paladino della guerra a Saddam, ripetendo l’effetto dell’offensiva del Tet a Saigon nel 1968.
Nel Paese oggi operano cinquanta nostri connazionali per conto di nove organizzazioni umanitarie. «Gli attentati non ci spaventano. Non credo che avranno il coraggio di colpire anche l’ospedale.»