Ogni 24 ore vengono ammazzati in media due marines, e altri quindici sono feriti. Ignorati da stampa e tv parenti e amici dei caduti organizzano piccole proteste. Ma c´è anche chi da volontario e diventato obiettore e finisce davanti ai tribunali.
Le nuove occasioni per un paese storicamente lacerato. Nessun popolo al mondo è frammentato quanto quello libanese: 4 milioni di persone, 18 confessioni religiose e tanti partiti.
Sul ‟Corriere della Sera” di martedì 1 marzo, Sergio Romano ha scritto: ‟credo che occorrerebbe fare il contrario di ciò che è stato fatto in Italia dopo il rapimento di Giuliana Sgrena”. Il commento di Antonio Tabucchi.
La Corte suprema discute se bandire o meno le tavole di Mosé dai luoghi pubblici. Il caso è nato nel Texas. Ventisei Stati, appoggiati dalla Casa Bianca, sono a favore dell´esposizione.
‟Fuori la Siria” è lo slogan più gridato della ‟rivoluzione dei cedri” e ogni giorno Damasco assicura ritiri "imminenti". Sono andato a vedere da vicino la faccia della Siria che dovrebbe andarsene dal Libano. E ne ho trovate due. Entrambe sorprendenti.
Colpo di scena sul ddl risparmio. La maggioranza si ricompatta: niente mandato a termine per il Governatore, pieni poteri sulla concorrenza. La Russa: voglio le dimissioni di La Malfa e di Tabacci.
Il premier britannico auspica libere elezioni in Libano e mette in guardia Damasco. Summit a washington. A settembre si potrebbe tenere un incontro tra palestinesi e israeliani per decidere lo "status finale" dei Territori.
In libreria Biografia di Max Frisch, una commedia sulla casualità e sulle infinite possibilità del vissuto che investono il teatro travolgendone la tendenza al senso. Un geniale esperimento di oggettivazione della biografia nella drammaturgia.
La vigilia del processo a Saddam. Può il Tribunale speciale iracheno godere della stessa credibilità di Norimberga, senza le lungaggini del Tribunale sui crimini nell’ex Jugoslavia e le contraddizioni della Corte internazionale per il genocidio in Ruanda?
Lo spettacolo italiano ha varie fasi. Sessant'anni fa fu la tragedia collettiva. Poi sono venute le tragedie a macchia di leopardo, da Piazza Fontana in poi. Oggi prevale il vaudeville, o lo spettacolo circense, il carnevale, il teatro dell'assurdo.
Israele esortata a seguire la "road map" dopo il ritiro da Gaza. Condanna del terrorismo. Abu Mazen: processeremo gli attentatori di Tel Aviv. La Rice: "Chiare prove che da Damasco la Jihad abbia organizzato l´attentato di venerdì".
I ragazzi di Piazza dei Martiri a Beirut sono cresciuti in fretta, diventando in sole due settimane un soggetto politico capace di determinare la caduta di un governo e accendere, con l´esempio, la speranza in tutto il Medio Oriente.
Sciopero generale dell´opposizione. Decine di migliaia in piazza, una sola parola d´ordine: "Via i siriani dal Libano". La folla assedia il Parlamento. Il premier Karami si dimette.
L'appropriazione indebita delle coscienze è stato un delitto politico e morale assai diffuso nella storia dell'umanità; ma se nei tempi passati erano fior di furfanti quelli che la praticavano, pare che oggi sia una normalissima prassi generale.
Con la guerra in Iraq in crisi il corpo più famoso d’America: spot e soldi per arruolare più giovani. Il comandante: a frenare l’ingresso di nuovi ragazzi è stato ‟l’effetto Falluja.
Piazzale Loreto fra corso Buenos Aires e viale Monza a Milano dovrebbe chiamarsi piazza Guerra civile, luogo della Milano popolare prescelto per mostrarne la ferocia e il dolore.
Alle origini di tutto c’è il modello americano fondato sulla competitività e sulla voglia di emergere. Pian piano in tutta Europa si sta imponendo questo modo di muoversi nel mondo del lavoro. E la vita ne risente moltissimo.
Tra i dibattiti succedutisi negli ultimi giorni, uno particolarmente grottesco mi è sembrato quello relativo al declino della lingua italiana in Europa. Colpisce soprattutto la superficialità fanfarona e nazionalista della protesta.
Benché sia stato accompagnato da qualche frase sul diritto dei popoli a compiere le proprie scelte, l’altolà di Gianfranco Fini è stato chiaro: "Se si procede con la disgregazione, la storia insegna che si sa dove si comincia e non si sa dove si finisce".