Il virus identitario sta contagiando settori sempre più ampi della Chiesa cattolica, che sembra rinunciare all’universalismo per trincerarsi su base etnica o nazionale.
Gli islamici: inaccettabile il suo piano per i confini d’Israele. Il premier dello Stato ebraico vuole annettere le tre grandi colonie in Cisgiordania.
Questa campagna elettorale, per molti aspetti avara di contenuti programmatici, torna a interpellare gli italiani su quale giudizio esprimere nei confronti della comunità omosessuale.
L'Aiea chiede all'Iran di tornare a sospendere le sue attività per l'arricchimento e riciclaggio dell'uranio, inclusa la ricerca, fino a quando non avrà chiarito i punti che restano ambigui nelle passate attività nucleari iraniane.
Non c’è solo l’Italia di Calderoli. Uno dei pochi lasciti positivi del governo di centrodestra - l’istituzione della Consulta islamica - già mostra la possibile vitalità della sua funzione e già attiva conseguenze virtuose. E comunque fertili.
Porti negati a Dubai, testa dura all’Onu e toni da miles gloriosus sull’Iran sono segni di debolezza, non di forza per la superpotenza leader del mondo.
‟Abbiamo diritto al nucleare, ma a che prezzo? Il governo non ha il consenso, ma ne fa a meno” ci dice Moshen Kedivar, intellettuale riformista, ma gli oppositori iraniani sono stretti tra le minacce di intervento esterno e un potere militarizzato.
La scomparsa di Milosevic può far precipitare la situazione. Non è improbabile che l'Occidente colga l'occasione per dare la spinta definitiva al processo di separazione del Kosovo (e poi del Montenegro). Verso il definitivo collasso di quel che rimane.
Se l'Italia fosse un paese laico abolirebbe l'ora di religione. Non solo non lo farà ma potrebbe introdurre anche l'insegnamento della religione islamica. Una questione di ‟par condicio”.
Tipica storia di spie all’italiana, ma questa volta con una gran brutta novità, anche per un Paese come questo: lo spionaggio è politico, e sono candidati alle elezioni (le regionali di un anno fa) gli spiati.
Frammenti di vita, pezzi di storia, nomi nuovi che riemergono come un appello postumo dopo 60 anni, dal dossier del governo sloveno sulle deportazioni senza ritorno del maggio 45 nella Venezia Giulia.
In una surreale atmosfera di déja vu, di replica di un tragico film già visto tre anni or sono, l’amministrazione Bush, l’Europa, le Nazioni Unite stanno apparentemente rimettendo in scena il copione della guerra in Iraq per applicarlo all’Iran.
Via via che gli anni passano, attorno all’8 marzo mi si addensa un agglomerato di rabbia impotente che non lascia alcuno spazio a festeggiamenti, e nemmeno alle cene allegramente separate che per molto tempo hanno connotato le donne italiane, e anche me.
Parla l’economista iraniano Saeed Leylaz: ‟Il petrolio è l'unico elemento di influenza dell'Iran sull'economia mondiale. Ma noi abbiamo bisogno di esportarlo: anche un solo giorno di fermo delle esportazioni sarebbe un disastro per la nostra economia”.
Funzionari sottoposti alla macchina della verità, proposte di leggi severe sulla rivelazione di segreti. Il direttore del New York Times” Bill Keller: ‟la Casa Bianca dichiara guerra in casa ai valori che dice di voler esportare”.
Oggi dio è dappertutto in politica: a Washington è presente nelle quotidiane preghiere mattutine alla Casa bianca; a Tehran impone la filiera nucleare; a Roma è ospite quasi ogni sera da Bruno Vespa a Porta a Porta.