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Nel 1836 il tenente colonnello Zuloaga dell’esercito messicano si mette sulle tracce di una banda di apache che, in una razzia, ha rapito una donna, Camila. Zuloaga mette assieme un drappello bizzarramente assortito di improbabili reclute, di cui fa parte anche una falsa suora che risulterà la più abile nel maneggiare la pistola. La narrazione delle vicissitudini dell’intrepido manipolo a caccia di apache nel vasto territorio, tra deserti e montagne, che allora apparteneva interamente al Nuevo México, si alterna al racconto dell’autore che ripercorre gli stessi luoghi ai nostri giorni, da entrambi i lati della frontiera Messico-Usa. Enrigue ricostruisce così sia la storia di un popolo che scelse di estinguersi pur di non lasciarsi assoggettare, sia la vita del più celebre capo apache, Geronimo: un uomo che fu guerriero suo malgrado e sciamano per scelta e destino, saggio nelle decisioni quanto audace nelle azioni. Un avvincente romanzo storico sulla dignità posta al di sopra di qualsiasi convenienza, compresa la propria sopravvivenza, che alterna i toni epici alle riflessioni su due società contrapposte – quella messicana e quella statunitense –, entrambe incapaci di comprendere la diversità culturale di una nazione indigena dotata di leggi, forme di governo e credenze religiose, annientata per sempre da uno spietato genocidio.
Un viaggio ai giorni nostri nei territori degli apache e l’epica storia del capo indiano Geronimo e dell’atroce genocidio dei nativi americani.
Álvaro Enrigue (Città del Messico, 1969) è autore di quattro romanzi e due raccolte di racconti. Con Morte istantanea, uscito in Spagna per Anagrama, si è aggiudicato il premio …