Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
di Amos Oz
“In questo libro Oz è più cechoviano che mai” Wlodek Goldkorn
In un kibbutz isolato, circondato da nemici e sormontato dall’ombra di cupe montagne, scorre la vita di una comunità di coloni, dediti all’agricoltura e all’allevamento, allo sport e alla musica, ma soprattutto alla purificazione. A trent’anni dalla fondazione del kibbutz, infatti, sono gli ideali di miglioramento personale e collettivo a puntellare la vita quotidiana dei kibbutzim e in questo un ruolo importante lo gioca il pettegolezzo. è quanto spiega la voce narrante di un colono che guida il lettore – non senza malizia e ironia – alla scoperta degli abitanti del kibbutz, concentrandosi soprattutto sulla famiglia di Ruben Harish. Questi è tra i più convinti sostenitori di una vita pacifica e collettiva, l’instancabile cantore delle virtù di un’esistenza semplice e illuminata. La moglie Eva lo ha abbandonato per fuggire con un cugino. Si è sposata, vive in Germania e gestisce un night-club assieme al nuovo marito. Ruben accetta le cose senza lamentarsi, sprofondando in una tristezza nobilitata dai doveri di maestro, guida turistica e poeta. È rimasto solo con i figli e, per consolarsi, avvia una blanda relazione con un’amica. Ma quando dalla Germania arriva Zachariah, un personaggio misterioso e conturbante, le cui mire e comportamenti nessuno comprende, la comunità piomba nello scompiglio.
Amos Oz (1939-2018), scrittore israeliano, tra le voci più importanti della letteratura mondiale, ha scritto romanzi, saggi e libri per bambini e ha insegnato Letteratura all’Università Ben Gurion del Negev. …