Quando gli amici di "Avvenire" mi invitarono a scrivere un pezzo al giorno sotto il titolo del giornale, mi suggerirono "viatico" come nome della rubrica. Da non credente non me la sono sentita di somministrarlo: si sa che è parte di una delicata funzione sacerdotale. L'impaginazione del pezzo, stretto e lungo sotto il titolo del giornale, mi fece venire voglia di cercare il nome di una corda. Trovai nel vocabolo "alzaia", fune che serve a tirare dalla riva chiatte e battelli controcorrente lungo fiumi e canali. Non sembrò un titolo agile perché bisognoso di definizione. Ripiegammo su "voci", come di vocabolario.
Rimettendo mano sul malloppo di pezzi torno a chiamarli "alzaia" anche se non ho pretese di controcorrente. Dovrei prima riconoscere una corrente, un verso, per poi tentarne resistenza e controspinta. Resto al di sotto del programma e forse faccio un uso improprio della fune. Ma le corde sono fatte per essere pazienti.
Con perizia di robivecchi ho pescato la frase, l'accidente, lo spunto. Poi ci ho aggiunto un po' di cose capitate a me. Poi ci sono, in proporzione sabbatica uno su sette, pensieri su versi delle scritture sacre.