Dalle lacrime del lattante alle paure di scuola, dallo stomaco chiuso alle vere e proprie crisi di panico, chi può dirsi del tutto libero dall’angoscia? Chi può affermare di non averla mai conosciuta?
Il più delle volte passeggera, può accadere tuttavia che dilaghi, conducendo alla depressione, alla tossicodipendenza, al suicidio. Pittosto che ignorarla o tentare di soffocarla artificialmente, meglio sarebbe cercare di individuarne i contorni e di trovarne l’origine. Lo stress della vita moderna, troppe volte invocato, non la spiega del tutto, e gli ansiolitici non bastano a sradicarla: risorgerà domani, ancora più lancinante.
Attraverso la storia di giovani e adulti, uomini e donne ricorsi al suo aiuto, Alain Braconnier traccia le diverse vie che può imboccare l’angoscia, risalendo a ritroso fino alla fonte infantile da cui è scaturita. I "lividi dell’anima" non sono un tumore da estirpare ma un essere vivente che va addomesticato.
"L’angoscia è un edificio complesso, costituito di strati che si intrecciano e si accavallano, un edificio che non si innalza pietra su pietra secondo un ordine predefinito: ogni nuovo elemento invita a una risistemazione retrospettiva dell’insieme. Risalendo una per una le tappe della costruzione, ritroviamo la base dell’angoscia, le sue origini profonde. Ed è a questo prezzo che potrà essere educata e placata. Perché, anche se precoce, l’angoscia non è mai definitiva."