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“Non tenere conto della realtà: un principio destinato ad agire da sonnifero"
Nel 1975, dopo una lunga guerra di liberazione, l’Angola cessa di essere una colonia portoghese e conquista formalmente l’indipendenza. Ryszard Kapuściński, che nella sua carriera di reporter aveva già seguito ben ventisette rivoluzioni, era lì anche questa volta. Intrappolato nell’assedio di Luanda, l’autore ci racconta, talvolta con tono umoristico, quello che accade in tempo di guerra in una “città chiusa”, dalla quale tutti scappano come topi da una nave che affonda: prima i portoghesi con i loro beni e masserizie, poi i negozianti, la polizia, i tassisti, i barbieri, la nettezza urbana e, infine, anche i cani. Attento in primo luogo agli esseri umani, l’autore fa rivivere con tratti affettuosi e vivaci le poche, umili e belle persone con cui aveva stretto amicizia e con le quali aveva condiviso i momenti di sconforto, privazione e paura: doña Cartagina, Diogene, il comandante Farrusco, il proiezionista dell’unico cinema rimasto aperto in città. Infine, Carlotta, una donna giovane e bella cui Kapuściński, per la prima volta in un suo libro, dedica un ritratto così commosso e delicato da farne un personaggio indimenticabile.
Ryszard Kapuściński è nato a Pinsk, in Polonia orientale, oggi Bielorussia, nel 1932, ed è morto a Varsavia nel 2007. Dopo gli studi a Varsavia ha lavorato fino al 1981 …