Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
“Siete un avversario come ce n’è pochi, signor Herlock Sholmes. Ci divertiremo.”
Quando la risoluzione di un caso appare impossibile e Arsène Lupin sfugge alla giustizia, anche in terra di Francia la risposta è una soltanto: chiamare Sherlock Holmes. O meglio, per ragioni legali, l’alter ego un po’ farsesco che Leblanc ha creato per il celebre investigatore britannico, Herlock Sholmes. In un volume che riunisce le due avventure del ladro gentiluomo e dell’investigatore di Baker Street uscite inizialmente a puntate tra il 1906 e il 1907, Sholmes accetta la sfida e parte per la Francia, accompagnato dal fidato e un po’ ottuso Wilson. Assolutamente certo di poter essere l’unico ad arrestare, finalmente, lo sfuggente ladro gentiluomo, questa volta accusato addirittura di omicidio. Tuttavia, dove il detective indaga l’accaduto, analizza i più piccoli dettagli, Lupin preferisce creare il futuro, come quando si adopera con anni d’anticipo per “truccare” gli edifici di mezza Parigi onde disporre di vie di fuga per i colpi a venire. E se il britannico studia tracce concrete, è circostanziato in tutto ciò che fa, il francese invece è inafferrabile, invisibile, ogni volta diverso. L’esito dello scontro è dunque tutt’altro che scontato: quando due uomini così intelligenti si affrontano, il loro duello non può che essere un grande spettacolo.
Maurice Leblanc (1864-1941), dopo aver abbandonato gli studi in legge, si stabilì a Parigi, dove cominciò a scrivere e pubblicare racconti e novelle ispirate a Flaubert e Maupassant. Nel 1905 …