Il ritorno di Lorenzo Marone
Brontolone, cinico, pigro, bugiardo: è così che si potrebbe descrivere Cesare Annunziata. Come quella volta in cui, per attaccare bottone con la sua futura moglie, si era inventato di possedere...
“Enrique Vila-Matas è un grande scrittore, uno dei maggiori” Corriere della Sera
Un impiegato metà Pessoa e metà Kafka scrive un diario fatto di note a piè di pagina a commento di un testo fantasma. La sua vocazione è andare a caccia di “bartleby”, esseri che ospitano dentro di sé una profonda negazione del mondo e prendono il nome dal famoso scrivano di Melville che preferiva non fare e non parlare. I bartleby finiscono per non scrivere nulla pur avendo tutto il talento necessario, oppure, se esordiscono, rinunciano presto alla scrittura (Rimbaud, Rulfo, Salinger), o ancora rimangono paralizzati per sempre. Il lettore, immerso in un’irresistibile galleria di aneddoti, trame e citazioni, quasi non s’accorge di alcuni preziosi e curiosi personaggi inventati. Mentre il narratore, disseminando la propria personalità nell’infinito mare delle vicende altrui, supera l’impasse della paralisi e conquista la salvezza. Con piglio pacato e una raffinata stringatezza stilistica, tra ammicchi umoristici, citazioni complici e folgoranti interpretazioni di letture, Vila-Matas costruisce un grande libro ironico, ma anche incantato dal sortilegio della parola. Un emozionante breviario per gli innamorati della letteratura.
Enrique Vila-Matas (Barcellona, 1948) è autore di una vasta, provocatoria e personalissima opera narrativa, insieme intimista e sperimentale, elegante e sfrontata, che include romanzi, racconti, articoli e saggi. Feltrinelli ha …