Antonio Albanese racconta il suo primo romanzo.
"Il desiderio di scrivere questo romanzo arriva da molto lontano, dal ricordo sbiadito di uno zio che, quando ero bambino, mi raccontò la sua fuga da un campo di...
“Enrique Vila-Matas è un grande scrittore, uno dei maggiori” Corriere della Sera
Un impiegato metà Pessoa e metà Kafka scrive un diario fatto di note a piè di pagina a commento di un testo fantasma. La sua vocazione è andare a caccia di “bartleby”, esseri che ospitano dentro di sé una profonda negazione del mondo e prendono il nome dal famoso scrivano di Melville che preferiva non fare e non parlare. I bartleby finiscono per non scrivere nulla pur avendo tutto il talento necessario, oppure, se esordiscono, rinunciano presto alla scrittura (Rimbaud, Rulfo, Salinger), o ancora rimangono paralizzati per sempre. Il lettore, immerso in un’irresistibile galleria di aneddoti, trame e citazioni, quasi non s’accorge di alcuni preziosi e curiosi personaggi inventati. Mentre il narratore, disseminando la propria personalità nell’infinito mare delle vicende altrui, supera l’impasse della paralisi e conquista la salvezza. Con piglio pacato e una raffinata stringatezza stilistica, tra ammicchi umoristici, citazioni complici e folgoranti interpretazioni di letture, Vila-Matas costruisce un grande libro ironico, ma anche incantato dal sortilegio della parola. Un emozionante breviario per gli innamorati della letteratura.
Enrique Vila-Matas (Barcellona, 1948) è autore di una vasta, provocatoria e personalissima opera narrativa, insieme intimista e sperimentale, elegante e sfrontata, che include romanzi, racconti, articoli e saggi. Feltrinelli ha …