Aldo Moro durante la prigionia parla, ricorda, risponde, interroga, confessa, accusa, si congeda. Scrive lettere e compone un lungo Memoriale, che è discorso politico, storico, personale.
In questo testo, originariamente destinato al teatro, Fabrizio Gifuni riannoda quelle pagine. Il lettore vi troverà una parte importante della storia del nostro Paese e, al tempo stesso, la storia di un grande tradimento shakespeariano di cui Moro fu vittima. Pagine private di insostenibile bellezza alternate, nelle stesse ore, a rivelazioni sconcertanti, su cui le Br per prime fecero calare il silenzio, e veri e propri anatemi. Righe intrise (anche materialmente) di lacrime e tenerezza alternate a previsioni funeste. A distanza di oltre quarant’anni il destino di queste carte non è cambiato. Poche persone le hanno davvero lette, molti hanno scelto di dimenticarle. Per questo il corpo di Moro è lo spettro che ancora occupa il palcoscenico della nostra storia di ombre.
Il Memoriale e le lettere di Aldo Moro riannodati in un testo struggente e feroce, in cui risuona uno dei più grandi tradimenti della storia italiana.
“È per questo forse che i fantasmi sono costretti a tornare? Per far sentire ancora la propria voce?”