Nella storia, anche nella nostra o in quella delle donne e degli uomini,
esistono momenti in cui ci si sente proiettati al di là di tutto, in una terra
di esilio in cui pare sgretolarsi ogni parola, e dunque la possibilità di
comunicare agli altri il senso di un’esperienza che si avverte come estrema.
Questo libro cerca, nelle pieghe di alcuni grandi testi letterari e artistici,
di esplorare i tentativi di andare oltre questo indicibile e di darne
testimonianza. Attraverso brevi capitoli, che hanno la cadenza e la struttura di
un’indagine e di una narrazione, possiamo seguire il viaggio lungo questi
confini e dentro queste terre d’esilio, di Kafka e Proust, Beckett e Simenon,
Coppola e Lucien Freud, Baudelaire e Flaubert, Kertész e Melville. Partendo da
questi luoghi estremi, della modernità e dei suoi grandi protagonisti, è come
se una luce nuova attraversasse l’opera intera di questi autori permettendoci
di giungere a una conoscenza più profonda dei loro testi, a una rinnovata
coscienza della loro necessità.