Antonio Albanese racconta il suo primo romanzo.
"Il desiderio di scrivere questo romanzo arriva da molto lontano, dal ricordo sbiadito di uno zio che, quando ero bambino, mi raccontò la sua fuga da un campo di...
“Il colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima è il pianoforte dalle molte corde.” Vasilij Kandinskij
Nel 1910, quando Kandinskij inizia a scrivere questo volume, si trova davanti a un abisso. Dopo Kant e Nietzsche, l’arte è ormai ridotta a mera imitazione di un mondo che non ha più consistenza filosofica e in cui la scoperta della divisibilità dell’atomo fa vacillare anche la certezza della realtà materiale. Che ci si debba arrendere alla pittura come gesto decorativo, alla desolante concezione dell’arte per l’arte? Per tutta risposta, Kandinskij inizia una ricerca appassionata sul significato profondo del gesto creativo e, affidandosi alla sensibilità sinestetica che lo contraddistingue, si mette di fronte alla tela per indagarne tensioni, desideri e richiami. Il risultato è un testo bifronte, in parti uguali analisi formale e scientifica delle condizioni della creazione artistica e saggio visionario di un taumaturgo dello spirito, che traccia paralleli tra suoni e colori, musica e pittura per muoversi in direzione di una sintesi di tutte le arti. Viene così a delinearsi una sorta di “metafisica” della forma, che di fronte a un mondo decaduto ritrova il suo significato nella necessità interiore dell’artista.
In questo testo cardine dell’astrattismo pittorico, Kandinskij ci consegna uno degli scritti più luminosi e folgoranti del Novecento intero. Una dichiarazione d’intenti, la sua, che mescola misticismo e artigianato nel presentimento di un’arte nuova, di un nuovo modo di vivere il mondo.
Vassilij Kandinskij (1866-1944) è stato un pittore russo, creatore della pittura astratta. Nelle sue opere espone le sue teorie sull’uso del colore, intravedendo un nesso strettissimo tra opera d’arte e …