Diario. Vol. II

1959-1969

di Witold Gombrowicz

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Pubblicato per la prima volta in Polonia nel 1986, il Diario copre un arco cronologico di oltre un quindicennio, dal 1953 al 1969. Un libro, di quasi mille pagine (divise in due volumi: 1953-1958; 1959-1969), dalle forti connotazioni filosofiche, dove si insiste su questioni come l’inautenticità e l’incompletezza dell’uomo; la morte (la presenza del Nulla nella nostra vita); la forza interumana che ‟crea” le persone (il nostro essere legati allo ‟sguardo” degli altri).
Il Diario è un’opera ambiziosa, che ricorda i Saggi di Montaigne, mascherata sotto l’aspetto di una grande burla, dotata di una singolare varietà di temi e sentimenti, dove Gombrowicz ha riversato tutto se stesso e legata magicamente a tre luoghi: l’Argentina, Berlino, Parigi. Sullo sfondo l’amata-odiata Polonia della sua giovinezza e quella filtrata attraverso la realtà dell’emigrazione.
Molte sono le pagine dedicate alla musica, ma tutto il Diario ha un andamento musicale, una struttura che, a una lettura unitaria, rivela un sapiente dosaggio di ritmi, temi che come fiumi sotterranei rizampillano a distanza di decine di pagine, e di anni, riprendendo esattamente la questione là dove era stata lasciata. È proprio questa natura musicale che fa pensare davvero al Diario come a un’opera unitaria, concepita sin dall’inizio esattamente così. Questa unitarietà, nella sua frammentarietà, si coglie sorprendentemente alla fine. La Forma è quella del suo pensiero: del suo sentire, ragionare e soffrire.
Un’opera complessa e affascinante, considerata da molti il capolavoro di Gombrowicz. Una delle più profonde riflessioni sulla condizione dell’uomo del Novecento, volutamente spacciata per un ‟fatto privato”.
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Witold Gombrowicz

Witold Gombrowicz, nato a Małoszyce nel 1904, è considerato il più grande scrittore polacco del Novecento. Ha vissuto a Varsavia fino allo scoppio della guerra, poi a Buenos Aires. Di …

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