L'amore si rivela a Fedra - scrive Roberto Carifi nel suo commento al testo - come sottrazione del bene, di quello che non potrà dare e di quello che non potrà ricevere; per lei l'amore ha inizio nell'ossessione che la espelle dalla comunità etica gettandola nella vertigine della colpa. Amare a dispetto del bene, perfino di quello dovuto all'altro, rende Fedra prigioniera del male, di una perseveranza che le rivela la solitudine del proprio essere, l'anomalia della propria segregazione. Non è importante che Ippolito sia oggetto della passione di Fedra, ma che nel segreto della sua anima accada qualcosa che fa di Ippolito la ragione di quanto in lei accade di più segreto, quanto segretamente potrà invertire la propria rotta trasformandosi nell'accusa e nella rovina di Ippolito.