Giovanni Bollea applica la sua esperienza pedagogica e la sua saggezza ad alcune importanti questioni di educazione dei figli. Anzitutto dice che i bambini e gli adolescenti hanno bisogno di spazi per crescere sani e vivere bene: di giardinetti per giocare, di scuole a loro misura dove sentirsi a casa, di luoghi per socializzare ma anche di posti dove stare soli e da gestire come piace loro, come di momenti in cui condividere le esperienze e dialogare coi genitori, soprattutto in vacanza. I minori poi che già hanno dei diritti tutelati dalla legge potrebbero averne altri (come votare a sedici anni); in ogni modo vanno tutelati da ogni forma di violenza (sia essa il carcere invece di pene alternative, o la schiavitù del lavoro, o la sofferenza della separazione dei genitori senza affido congiunto). La crescita del resto è costellata di gioie e dolori: i primi amori, la scoperta della sessualità, la paura di uscire, lo stress adolescenziale, traumi come quello della bocciatura. Ai giovani si può insegnare a migliorarsi, aiutandoli a capirsi, a responsabilizzarsi e a diventare altruisti, attenti ai problemi sociali. Anche l'istruzione può essere una cosa divertente (basta guardare meno tv, andare a teatro, viaggiare alla scoperta di belle cose, studiare una lingua in un agriturismo) e deve far accettare le diversità, che si presentino sotto forma di colore della pelle oppure di piccoli o grandi handicap. Le paure ma anche i pericoli legati alla giovane età sono molti (dalla pedofilia alle droghe alle corse in motorino) e la violenza è sempre in agguato, tanto da parte di minori devianti che da parte della società. E non necessariamente l'informazione è d'aiuto, anzi spesso crea confusione più che altro e risveglia ansie come nel caso del terrorismo. Comunque nella famiglia che sa essere contenitore e funzionare da rete è più facile dialogare e capirsi, conservando credibilità. Senza scordare che di famiglia e società fanno parte anche i nonni.